M5S, Esteri: «Ecco come stabilizzare il Medio Oriente»

M5S, Esteri: «Ecco come stabilizzare il Medio Oriente»
di Stefania Piras
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Martedì 28 Marzo 2017, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 13:00
Dopo la proposta dell'introduzione di una moneta fiscale, parallela all'euro, il M5S apre le danze, e a breve le votazioni online, su un altro punto caldissimo del programma elettorale: il Medio Oriente. Lo fa sul blog di Grillo affidando un piccolo excursus a Mostafa El Ayoubi, giornalista. La crisi mediorientale secondo l'analista è dovuta a fattori «interni ma anche internazionali: quelli interni sono legati a situazioni di corruzione, di povertà, di retaggi culturali e religiosi, che in qualche modo colpiscono molti di questi Paesi; quelli esterni sono legati alla politica coloniale di alcuni Paesi occidentali».  

Si parla di rapporti di forza esercitati da «coloro che ambiscono a continuare ad avere un'egemonia su questa parte del mondo», rapporti dettati dalla presenza di risorse naturali, petrolio e gas in particolare. Quindi, la chiave di volta del pensiero M5S: c'è una destabilizzazione indotta di queste aree. «Basti pensare  - si legge - alla questione dell'Iran ad esempio: gli embarghi, la rivoluzione colorata, le sanzioni, servono ad impedire all'Iran di diventare una potenza orientale importante in questa area. Come anche la questione della Siria: quando si capisce che la Siria non fa parte, come del resto anche l'Iran, di questo asse legato ad alcune potenze occidentali, si fa ricorso anche a forme di destabilizzazione violente, attraverso la guerra come è avvenuto anche in Libia, una guerra fatta con l'uso del terrorismo o di altre forme di destabilizzazione militare».

Il terrorismo appare come conseguenza di queste dinamiche e viene definito come «un'arma micidiale che va oltre i confini di questa realtà». «Probabilmente la politica estera occidentale ha fatto sì che in quei Paesi ci vedano come degli assassini? Facciamoci questa domanda se in Iraq l'Europa ha lanciato bombe». Questa una delle tante domande che si pongono i parlamentari M5S negli incontri pubblici avviati per parlare di politica estera. 

Anche l'immigrazione è vista come una risultante della situazione libica e siriana. La soluzione che propone Mostafa El Ayoubi e che il M5S fa sua è l'instaurazione di «un rapporto tra le diverse realtà che compongono il Mediterraneo, allo scopo di creare una zona di collaborazione economica sociale e culturale ma anche militare, e affinché si arrivi a una stabilizzazione della regione del Medioriente». 

Non si parla di Israele nel post di oggi. I sentimenti verso lo Stato ebraico sono molto diversi ma spesso duri soprattutto quando il capogruppo M5S della commissione Esteri, Manlio Di Stefano, affine al mondo della cooperazione internazionale e alle ONG che operano a Gaza (voleva raggiungerne una durante la sua ultima visita a Israele con la delegazione M5S ma non fu permesso per motivi di sicurezza), denuncia le politiche di Israele. Una delle prese di posizione più forte fu contro il Regulation Bill che portò Di Stefano a fare proprie le parole della Lista Araba Unita, un’alleanza di 4 principali partiti arabi d’Israele: «Il messaggio che Israele rivolge al mondo è che continuerà con le sue politiche di occupazione, di insediamento e guerra. La legge ha condannato a morte la soluzione diplomatica e riflette la determinazione del governo a implementare la strisciante annessione [della Cisgiordania]». «Il piano di Israele - scriveva Di Stefano - ci è chiaro da tempo, rendere impossibile la soluzione dei due stati attraverso l’occupazione della quasi totalità del territorio palestinese. Un abominio che il mondo intero farebbe bene a combattere invece che esserne complice nel silenzio. Tutto ciò, come Movimento 5 Stelle, lo combatteremo in politica estera una volta al Governo». 
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