«Harvey - ha raccontato poi Kenyon al The Guardian - è stato bravissimo per tutto il colloquio e non ha pianto neanche una volta. Avevo pensato di portarlo in una tuta arancione da carcerato ma ho evitato perché quelli dell’ambasciata non sembravano avere senso dell’umorismo». Senso dell’umorismo british, date le circostanze, che invece non manca a nonno Paul che ha aggiunto: «Ovviamente non ha mai fatto spionaggio né commesso genocidi, ma ha sabotato qualche sonnellino». Un malinteso che alla famiglia, però, è costato qualcosa in più di una risata: i Kenyon, infatti, tirando le somme hanno perso circa 3mila dollari dal momento che il nuovo visto non è stato preparato in tempo per i voli prenotati. Il piccolo “terrorista” è stato costretto a rimanere a terra con i genitori (i nonni, invece, sono tornati casa) che solo qualche giorno più tardi hanno potuto lasciarsi l’equivoco e Londra alle spalle. «Speravo che l’ambasciata americana si rendesse conto della cosa senza obbligarci a fare i salti mortali. Se qualcuno fosse un terrorista, dubito comunque che lo ammetterebbe sul modulo per il visto», ha concluso nonno Paul.
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