Libia, paura per il tecnico italiano rapito. «E' malato di diabete e non ha insulina»

Gianluca Salviato
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Domenica 23 Marzo 2014, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 22:32

Il tecnico italiano rapito ieri in Libia, nella regione della Cirenaica, si chiama Gianluca Salviato, ha 48 anni, originario di Martellago in provincia di Venezia e lavora da alcuni anni per la Ravanelli di Venzone (Udine), società che opera nel settore della costruzioni.

L'identità dell'uomo ha trovato conferma in ambienti investigativi che seguono la vicenda. L'ipotesi prevalente è quella di un sequestro a scopo di estorsione. Secondo quanto riferito da un funzionario dell'impresa "Enrico Ravanelli" di Venzone (Udine), il tecnico si trovava a Tobruk per effettuare un sopralluogo di collaudo. Salviato stava seguendo i lavori di realizzazione degli impianti fognari nei quali la "Ravanelli" è impegnata da due anni nella città libica.

Oggi rappresentanti della Enrico Ravanelli a Tobruk hanno svolto una riunione con alcune famiglie della città ed è stata anche offerta una ricompensa a chiunque abbia notizie di Salviato. Lo si è appreso dalla stessa azienda. Nella città libica sono state anche distribuite foto del tecnico, e lanciato appelli attraverso la radio locale, sottolineando quali sono i suoi problemi di salute.

«Non abbiamo ricevuto richiesta di riscatto. Per il momento, no non c'era nessun segnale che potesse far pensare a un pericolo». Ha detto al telefono Sergio Madotto, presidente della "Enrico Ravanelli", aspetto gli eventi, sono cauto».

Il problema dell'insulina. Un funzionario dell'azienda ha confermato le preoccupazioni per la salute di Salviato, poiché all'interno della sua auto abbandonata è stata rinvenuta l'insulina utilizzata dal tecnico per combattere il diabete. La Farnesina, che ha più volte sconsigliato «di recarsi per qualsiasi motivo in Cirenaica e nel Sud del Paese» (l'ultimo avviso è proprio di oggi), sta seguendo con il massimo impegno la situazione, in stretto contatto con l'Unità di crisi e l'ambasciata italiana a Tripoli.

La famiglia non commenta. A Martellago (Venezia), in via Verdi, dove risiede la famiglia di origine di Gianluca Salviato, il tecnico rapito in Libia, sono ore di ansia. Al telefono di casa risponde una delle sorelle dell'uomo. Il tono è molto nervoso, l'apprensione per le sorti del fratello è palese. La donna non vuole commentare l'accaduto e si limita a poche parole prima di riagganciare la cornetta. «Per ora non vogliamo parlare o lanciare appelli» dice, sottolineando che l'intera famiglia (sono tre i fratelli di Salviato) è in costante contatto con la Farnesina.

La sua città. «Ho provato a fare delle verifiche ma qui in paese non lo conosce nessuno, non sono nemmeno riuscito a scoprire in che via abita. Mi pare di capire che era spesso via per lavoro e che qui a Trebaleseghe ci stava veramente poco. Continuerò a fare delle ricerche». Così il sindaco di Trebaseleghe Lorenzo Zanon in merito alla vicenda di Gianluca Salviato. L'uomo risiede a Trebaseleghe con la moglie anche se la famiglia è originaria di Martellago.

All'estero perchè non trovava lavoro. «Era andato a lavorare all'estero qualche anno fa perché qui in Italia non riusciva a trovare un'occupazione». È quanto racconta di Gianluca Salviato, una amica. «È un uomo normale, come tutti gli altri - dice ancora la donna - che aveva scelto la Libia anche per garantire una sussistenza alla famiglia, visto che la moglie era rimasta senza lavoro».

Aveva lavorato anche nell'ex Urss. Tra gli amici di Gianluca Salviato, c'è anche Marco Stradiotto, segretario del Pd della Provincia di Venezia, che risiede a Martellago come la famiglia dell'uomo. «Fino a poco tempo fa aveva lavorato nell'ex Unione Sovietica - racconta - perché si era specializzato in ricerche petrolifere. Suo papà aveva fatto lo stesso lavoro». Di lui Stradiotto ricorda soprattutto i lunghi dibattiti via Facebook sulla situazione politica italiana. «Mi è sempre piaciuto parlare con lui, lo facevamo soprattutto in rete visto che era spesso lontano - dice ancora l'esponente Pd - ed erano chiacchierate molto lunghe e articolate». Stradiotto è amico, in particolare, della sorella di Salviato, Cristiana, dipendente del Comune di Venezia

I precedenti. Lo scorso 17 gennaio due operai calabresi, Francesco Scalise e Luciano Gallo, di 63 e 52 anni, erano stati rapiti nei pressi di Derna, sempre in Cirenaica, poi liberati dopo venti giorni, il 6 febbraio. Il 2 marzo un cittadino francese, impiegato come tecnico per la ristrutturazione del Bengasi Medical Centre, è invece stato ucciso in pieno giorno nella città.

Il caos in Libia. A tre anni dall'inizio dei bombardamenti occidentali contro le forze di Muammar Gheddafi, la Cirenaica, culla della rivoluzione della primavera del 2011, resta in preda al caos, teatro di rapimenti (il più delle volte a scopo di estorsione) e scontri tra ex rivoluzionari e forze libiche che non riescono a controllare il territorio, diventando quasi quotidianamente l'obiettivo di attentati e uccisioni. La regione è stata dichiarata «autonoma» da un ex rivoluzionario Ibrahim Jadran che guida l'Ufficio politico di Barqa (nome arabo della Cirenaica). È lo stesso gruppo che da mesi blocca i porti e i terminal petroliferi dell'est e che nelle scorse settimane ha tentato di esportare greggio «in proprio», stivandolo in una nave battente bandiera nordcoreana, in barba alle deboli autorità di Tripoli. La petroliera «Morning Glory» è stata poi intercettata domenica scorsa al largo di Cipro da Navy Seal che ne hanno preso il controllo. Riportata in acque internazionali al largo di Tripoli la nave cisterna è stata riconsegnata oggi dalla marina Usa alle autorità libiche.

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