I militari italiani in Libano in campo per fermare i razzi

I militari italiani in Libano in campo per fermare i razzi
di Giulia Aubry
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Domenica 20 Luglio 2014, 12:21

Mentre a Gaza continuano le operazioni dell’esercito israeliano, c’ un’altra area del Medio Oriente dove, nei giorni scorsi, la tensione aumentata. il confine tra Israele e il Libano, dove opera la missione Unifil II, forza militare di interposizione creata a seguito della guerra che ha coinvolto i due paesi nell’estate 2006. E nella missione delle Nazioni Unite, posta sotto la guida del Generale italiano Paolo Serra, operano attualmente circa 1.100 militari italiani impegnati quotidianamente in attività di monitoraggio del territorio, verifica del disarmo di tutti i gruppi armati in Libano e assistenza alla popolazione, sempre in coordinamento con le Laf, le forze armate libanesi. In questi giorni, però, le attività di controllo e verifica della presenza di armi sono diventate molto più delicate. Solo nella scorsa settimana, in concomitanza con la crisi in corso a Gaza, dieci razzi sono stati lanciati dal Sud del Libano verso Israele, molti provenienti proprio dall’area di competenza Unifil. Lo stato di allerta è subito aumentato, come ci spiega anche il Generale Serra. «Quanto è avvenuto rappresenta una grave violazione della Risoluzione 1701, che definisce il mandato entro il quale la missione opera. Ciò ha determinato un incremento delle attività dell’esercito libanese nell’area di competenza, e, conseguentemente, di quelle di monitoraggio dei Caschi Blu, i soldati della missione Unifil». Un aumento che si traduce, per gli italiani della missione Leonte che ha il compito di controllare il settore Ovest di Unifil, in un numero maggiore di pattuglie, in un’attenzione a ogni movimento sul terreno, a ogni segnale che possa indicare la presenza di una rampa di lancio per i razzi, o lo spostamento di mezzi da una zona all’altra. «La situazione nel sud del Libano rimane stabile – ribadisce il generale Serra – ma c’è tensione». E mentre il comandante della forza e capo della missione opera anche a livello politico, in continuo contatto con i comandanti libanesi e israeliani invitandoli a esercitare la massima moderazione e a cooperare, i ragazzi italiani si muovono nei bananeti intorno alla città-porto di Tiro (alcuni razzi sono partiti dalla vicina area di Qulayleh, dove più forte è la presenza della comunità palestinese) per verificare ogni buca sospetta, ogni spostamento di terra e segnalarlo prontamente ai "colleghi" delle forze armate libanesi, che hanno il compito di condurre ogni indagine e arrestare, come già avvenuto pochi giorni fa, i responsabili di ogni gesto che violi la Risoluzione 1701 e, quindi, metta a rischio il delicato equilibrio tra Libano e Israele.


PREMIATI DALL’ONU
Ogni giorno e ogni notte i militari italiani guardano verso l’alto – e non solo - nella speranza che non vi sia nulla di anomalo e che il lavoro di questi ultimi otto anni – premiato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha confermato la guida italiana della missione – continui anche di fronte a una, si spera, momentanea proliferazione di azioni ostili da parte di movimenti armati, alcuni dei quali presumibilmente legati a gruppi di ispirazione terroristica. Sperando che il cielo, anche grazie all’Italia, resti azzurro sopra la Blue Line.
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