Siria, le voci dall'inferno: «Un missile è entrato dal tetto, è un disastro»

Siria, le voci dall'inferno: «Un missile è entrato dal tetto, è un disastro»
di Livia Fonsatti
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Lunedì 9 Aprile 2018, 08:37
«Ho visto un razzo che trasportava sostanze che non esplodevano ma rilasciavano gas chimici. Il razzo è caduto all'interno di una casa civile nella città di Duma ieri». Voci dall'inferno di Duma rimbalzano nella Rete che porta l'orrore in diretta, a portata di computer o smartphone. Il tweet è di un giovane attivista della cittadina, in allegato, posta un video che riprende un'abitazione con un tetto sfondato e dentro un missile.

DIFFICOLTÀ
Sono le prime testimonianze dell'attacco del 7 aprile al sobborgo a est di Damasco, nella Ghouta Orientale. Dalla Siria Mansour AboAlkher, giovane reporter, scrive: «Le squadre di protezione civile sono pienamente operative ma non sono in grado di assorbire questo disastro». Sotto una foto di corpi esamini ammassati in una stanza buia, tra loro anche dei bambini. Indossavano magliette colorate a righe. «Più di 500 casi, per lo più donne e bambini, - racconta la Syrian American Medical Society (SAMS) - sono stati portati nei centri medici locali con sintomi di esposizione ad agenti chimici». «Stiamo affrontando più di mille casi di persone che hanno difficoltà a respirare dopo che una bomba al cloro - è la testimonianza di Moayed al-Dayrani, medico volontario e residente a Duma ad Al Jazeera - è stata sganciata sulla città e il numero di morti probabilmente aumenterà ancora». La sera del 7 aprile attivisti, residenti, organizzazioni no profit, aggiornavano i loro profili social con i numeri delle vittime. Già poche ore dopo i bombardamenti, da Damasco, Amin Hashem su Facebook scriveva: «Più di 200 aerei da guerra, più di 400 missili, oltre 40 martiri civili, 140 feriti, di cui molti gravi e più di 50 famiglie bloccate sotto le macerie». Amin Hashem utilizza il suo profilo per raccontare gli avvenimenti della sua città. Quando la sua stessa casa è stata distrutta lo scorso 27 marzo, lui stesso ha pubblicato un suo selfie davanti alle rovine, scrivendo «questo è quel che rimane, per noi c'è solo distruzione».

È stato tra i primi ad annunciare che «i bombardamenti continuano con prodotti chimici, centinaia di feriti e morti. Per favore diffondete». Con le notizie e i commenti non sono mancate le foto e le immagini dei corpi straziati, di bambini in fin di vita o sotto le cure dei medici. Come quelle diffuse dall Ghouta Media Center, gruppo di attivisti locali. Lo stesso Amin Hashem ha postato la foto di una bambina senza vita. Sopra un post: «Domani chiederò loro perché hai ucciso la mia infanzia e con me tutto ciò che amavi. Perché ho visto solo la morte?».
 
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