Trump muove la flotta verso la Corea. L'altolà di Teheran: grave errore Usa

Trump muove la flotta verso la Corea. L'altolà di Teheran: grave errore Usa
di Anna Guaita
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Domenica 9 Aprile 2017, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 15:34

NEW YORK L'eco delle esplosioni dei missili in Siria cederà il passo oggi alle conversazioni della diplomazia. Ma gli incontri dei ministri degli Esteri del G7, in programma a Lucca, saranno comunque dominati da quella eco, perché gli Stati Uniti non hanno aperto solo il fronte siriano, ma fanno rullare i tamburi di guerra anche sul fronte nord-coreano. Una forza aeronavale Usa sta dirigendosi infatti verso la penisola coreana, e sarà in posizione per il prossimo sabato 15 aprile, 105esimo anniversario della nascita del fondatore del regime e data in cui il dittatore Kim Jon-un potrebbe voler festeggiare con altri lanci di missili o con un esperimento nucleare. A Lucca, nel corso dei colloqui che saranno guidati dal ministro Angelino Alfano, si spera dunque di fare chiarezza sui propositi della nuova Amministrazione americana.

LA RIUNIONE
Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson parteciperà agli incontri, per poi partire per Mosca, dove lo aspetta il difficile compito di capire se esista una strada comune fra Usa e Russia per la soluzione del conflitto siriano. Ma il segnale di quanto fragile sia il momento lo prova proprio il ministro Alfano che ha annunciato una riunione straordinaria sulla Siria, allargata ai ministri degli Esteri di Turchia, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Giordania e Qatar. La riunione è stata organizzata durante una conversazione con i colleghi tedesco, francese e britannico, per il desiderio comune di scongiurare l'escalation militare in seguito alla decisione degli Usa di sganciare 59 missili cruise su una base siriana. Dopo questo attacco è infatti arrivato anche l'altolà dell'Iran: un «errore decisivo» lo ha definito l'ayatollah Ali Khamenei.

Per ora comunque gli Stati Uniti insistono che non allargheranno la propria presenza militare in Siria oltre a quella necessaria per sconfiggere l'Isis. Eventuali altri attacchi come quelli di giovedì verrebbero solo se l'esercito governativo ricorresse di nuovo alle armi chimiche. Tillerson a Mosca intende sia discutere del ruolo che la Russia avrebbe avuto nel ricorso al sarin da parte di Bashir al-Assad, sia capire se ci siano speranze che Putin si decida a smettere di sostenere il dittatore e a favorirne l'uscita. Tillerson, come l'ambasciatrice all'Onu Nikki Haley e il consigliere per la sicurezza nazionale McMaster, ha ieri ribadito la certezza che la Russia sia nel torto, perché «o era al corrente dell'esistenza del sarin nella base di Shayrat, o si è fatta ingannare dal regime di al-Assad».

IL CAMBIO DI REGIME
Sia Haley che McMaster hanno anche sostenuto che una possibile soluzione politica in Siria non sarà possibile fintanto che ci sarà al-Assad alla guida del governo. Tillerson invece non ha voluto prendere posizione su questo punto, e anzi ha ricordato il caos della Libia dopo l'abbattimento del regime di Gheddafi come ragione per non abbracciare i piani di un «cambio di regime». La stessa cautela Tillerson la esprime nei confronti della Corea del nord, chiarendo che l'invio della forza aeronavale non è stata decisa in vista di un tentativo di abbattere la dittatura di Kim Jong-un. Resta il fatto che Donald Trump ha detto e ripetuto di essere pronto ad «agire» sul fronte coreano, anche da solo. Nel summit che ha tenuto a Miami con il collega cinese Xi Jinping lo ha ribadito, ma a sentire Tillerson i due leader si sono trovati d'accordo nel giudicare «pericolosa» la situazione nella penisola coreana. Oggi al G7 dei ministri, Tillerson potrebbe chiarire meglio quale sia la missione della forza capitanata dalla portaerei Vinson.

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