Kerry apre alla Russia: «Sanzioni revocabili». Ma scoppia il caso Siria

Kerry apre alla Russia: «Sanzioni revocabili». Ma scoppia il caso Siria
di Anna Guaita
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Domenica 24 Gennaio 2016, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 13:09
New York - Il vicepresidente Joe Biden ha creato ieri un po' di sconcerto fra gli alleati americani. Durante una visita di Stato in Turchia ha parlato della possibilità che gli Stati Uniti ricorrano a «soluzioni militari» in Siria, «soprattutto contro l'Isis», se gli accordi politici fallissero. Per l'appunto la dichiarazione è venuta mentre il segretario di Stato John Kerry si trovava in Arabia Saudita, immerso fino al collo proprio nello sforzo di costruire la soluzione politica, e riaprire i negoziati di Ginevra sul futuro assetto siriano. Non è stato chiaro neanche agli analisti più smaliziati se l'uscita di Biden sia stata una gaffe, o non sia stata astutamente lasciata cadere proprio per dare una spintarella a Kerry che si trova in difficoltà perchè si sono dissapori sulla delegazione che dovrebbe rappresentare l'opposizione.

LA PRECISAZIONE
Più tardi lo stesso portavoce di Biden ha chiarito che non c'erano inversioni di rotta: «Il vicepresidente intendeva dire che pur mentre cerchiamo una soluzione politica per la guerra civile in Siria, stiamo simultaneamente effettuando un'operazione militare contro l'Isis». Da Riad, John Kerry ha riconfermato che gli obiettivi degli Usa e degli alleati non sono cambiati, e che si lavora «per avviare un governo di transizione, per una una nuova costituzione, per le elezioni, e per un cessate il fuoco». Il segretario di Stato, che ha assoluto bisogno di avere anche la Russia al tavolo dei negoziati, ha avanzato l'ipotesi che gli Stati Uniti potrebbero considerare la revoca delle sanzioni contro Mosca entro la fine dell'anno se essa rispetterà gli impegni sulla pace in Ucraina.

I CURDI E GLI USA
Biden ha fatto il suo inatteso e bellicoso commento mentre era a Istanbul, dopo aver avuto colloqui con il presidente Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro Ahmet Davutoglu. Lo scopo dell'incontro era di rafforzare l'alleanza Usa-Turchia sul fronte della guerra civile siriana, e in particolare di chiarire le posizoni dei due Paesi circa il ventaglio di gruppi militanti, e se essi siano o meno terroristi. È stato trovato un accordo su tre gruppi: l'Isis, al-Nusra, e il Pkk. La Turchia ci teneva molto che gli Stati Uniti riconfermassero la loro condanna del Pkk, il partito dei lavoratori curdi, un gruppo separatista di ispirazione marxista-leninista, che altri Paesi hanno cominciato a giudicare legittimo. Tuttavia nella lista brilla per la sua assenza un altro gruppo curdo, lo Ypg, che secondo Istanbul dipende dal Pkk, ma che sta lottando con gli americani in Siria, contribuendo a cruciali vittorie contro l'Isis. Lo Ypg è il braccio armato della minoranza curda in Siria, e Biden non ne ha fatto il nome, pur mentre il ministro Davutoglu lo elencava chiaramente. In compenso Biden non ha esitato a definire il Pkk «un gruppo terroristico puro e semplice», offrendo quindi al governo turco le rassicurazioni che chiedeva.

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