La ragazza era stata "rapita" la scorsa estate dal suo college, dove studiava agricoltura, dal ricco 29enne Birzhan Doshakaev, secondo un'antiquata tradizione, dura a morire, che ancora sopravvive nel Kazakistan e in altre zone dell'ex Unione sovietica. Nonostante fosse stata rapita, Danara era felice, come raccontano genitori e amici. Portata a 500 km di distanza ad Atyrau, città natale del futuro sposo, è stata accolta affettuosamente dalla sua nuova famiglia, ha vissuto in questi mesi con il fidanzato e ha avviato i preparativi per le nozze: tutto senza che nessuno le dicesse mai quale fosse la situazione di Birzhan. Quattro mesi da sogno prima di scoprire l'agghiacciante realtà. Completamente devastata, Danara non ha avuto più la forza di continuare a vivere: si è stretta un cappio al collo ed è volata via da tutto e tutti.
Dopo la tragedia Birzhan e i suoi parenti si sono chiusi in un silenzio che ha il sapore dell'omertà, ma la famiglia della ragazza vuole vederci chiaro. «Sono andato ad Atyrau a riprendere il cadavere di mia nipote - ha detto Altai, zio di Danara - Quell'uomo e i suoi parenti non hanno detto assolutamente nulla. Io ho presentato una denuncia alle forze dell'ordine: adesso vediamo cosa succede». Nel frattempo la polizia ha avviato un'inchiesta per accertare se Danara sia stata istigata al suicidio dal comportamento dell'uomo che amava.
«Mia figlia - dice la madre, Inzhu Kaipova - continuava a dirmi di essere felice, di aver trovato il vero amore e che i suoi genitori erano fantastici e che era felice: io le credevo. Ora sappiamo che quest'uomo aveva una moglie e due figli e che non aveva detto nulla a mia figlia. La sua famiglia, tacendole tutto, l'ha umiliata».
In Kazakistan la poligamia è tecnicamente considerata illegale, ma negli ultimi anni si è comunque diffusa, incoraggiata anche da alcuni politici che la considerano giustificata dal Corano: molti uomini agiati la vedono come uno status symbol, mentre secondo altri è una soluzione che offre a giovani donne povere una via d'uscita dalla miseria.
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