Il kalashnikov, la matita e l’accoglienza

di Virman Cusenza
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Giovedì 8 Gennaio 2015, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 08:33
Un kalashnikov contro una matita. La violenza contro la satira. La prova che basta una vignetta ad accendere la miccia di una bomba nelle mani di chi vuole distruggere civiltà e uomini.



Quella matita è nostra, è l'architrave di libertà che regge - grazie a un sorriso - la capacità di guardarsi allo specchio e di combattere l’intolleranza con la tolleranza.



Sarebbe un errore pensare che questa sia una tragedia soltanto francese. Anzi, è molto più grave del terrorismo qaedista che colpì Madrid e Londra.



A Parigi si gioca una partita cruciale: è il laboratorio avanzato di un'integrazione che sta fallendo, a causa del lassez faire di decenni e di un confuso senso dell'accoglienza senza filtri, un venite purchessia.

Bisogna spegnere l'incendio e non lasciare che una matita sia la lancia spuntata di una cultura che, inerme, non oppone resistenza alla ferocia. Vogliamo continuare a pensare. Riflettiamoci bene.