«I media ti raccontano che il mondo è un posto grande e spaventoso, pieno di gente cattiva di cui non fidarsi. Io non me la bevo», scriveva Jay Austin, originario di Washington. Insieme alla fidanzata Lauren Geoghegan aveva dato avvio a un sogno: compiere il giro del mondo in mountain bike. Da luglio 2017 la coppia di viaggiatori, innamorati della vita e dei popoli, ha percorso chilometri e chilometri pedalando per 369 giorni. Fino a quando, una settimana fa, un’auto di terroristi Isis si è lanciata contro di loro travolgendoli e finendoli a coltellate e fucilate mentre percorrevano una strada panoramica nel sudovest del Tagikistan.
Troppo liberi, troppo felici per i terroristi a caccia di "miscredenti". Jay e Lauren viaggiavano senza orpelli né sovrastrutture. Semplicemente fidandosi delle persone che incontravano e chiedendo loro dritte. Semplicemente in bici, come avevano chiamato il blog per documentare l'impresa: symplycycling.org. L'ultimo loro post su Instagram è datato 25 luglio, quattro giorni prima del massacro. La coppia festeggiava il superamento del passo di Ak-Baital, a 4,655 metri di altitudine. Sotto quel post restano una valanga di "rip".
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