Quando l'Islam attacca l'Islam: i foreign fighters che colpiscono “infedeli” musulmani

Quando l'Islam attacca l'Islam: i foreign fighters che colpiscono “infedeli” musulmani
di Giulia Aubry
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Giovedì 8 Gennaio 2015, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 16:19
La storia più recente – e clamorosa – è quella di Ahmed Merabet, il poliziotto musulmano ucciso sul marciapiede di fronte la redazione di Charlie Hebdo a Parigi dai terroristi jihadisti. Ma, dati alla mano, sono numerosi i musulmani uccisi da altri musulmani in azioni terroristiche, di guerra o in violenze interne.



Il caso di Selovedin Beganovic, imam di Trnovi in Bosnia-Herzegovina ne è un’altra evidente dimostrazione. Qualche giorno fa l’Associated Press ha riportato la notizia dell’irruzione di un uomo nella moschea della città bosniaca che ha aggredito il religioso gettandolo a terra, ferendolo al petto con un coltello per poi fuggire rapidamente. Potrebbe sembrare una vendetta personale o il gesto di un folle raccontato in questo modo, se non fosse che Beganovic ha subito, nell’ultimo anno, sette attacchi simili da parte di estremisti islamici, di cui tre solo nell’ultimo mese.



La sua colpa? L’aver invitato, ripetutamente, i fedeli musulmani di Bosnia a non andare a combattere in Siria e in Iraq, a non unirsi alle schiere di Isis. In un paese in cui frange di estremismo musulmano sembrano aver trovato un terreno fertile e da cui, solo negli ultimi mesi, 150 uomini sono partiti per unirsi ai combattenti in Siria e in Iraq, la voce di Beganovic sembra rappresentare una minaccia per i sempre più numerosi reclutatori e disseminatori del pensiero jihadista più oltranzista.



Ma Beganovic non intende tacere, anzi. Intervistato dall’Associated Press ha dichiarato che «la nostra jihad in Bosnia deve essere la guerra alla disoccupazione, l’attenzione ai familiari che non hanno assistenza sociale». Ogni venerdì la sua moschea è piena all’inverosimile. Ma tra i fedeli che vengono a sentire le sue prediche nelle quali Isis è definito come la «versione pervertita dell’Islam» si nascondono spesso uomini che raccolgono informazioni per agire ancora contro di lui.



La situazione nel paese è davvero complessa, e le aggressioni a Beganovic sembrano solo la punta dell'iceberg. Secondo Dragan Lukac, a capo della Polizia Federale, ha dichiarato all'Associated Press che i combattenti che tornano in patria dopo aver combattuto in Siria e in Iraq rappresentano un pericolo per l'intera Bosnia e forse anche per i paesi vicini. Sono addestrati, possono colpire anche qui da noi considerando chi non li segue dei traditori, oppure scagliandosi contro le istituzioni secondo le modalità dei “lupi solitari” e della jihad urbana.

Osservazioni che Lukac faceva il giorno prima dell’attentato a Charlie Hebdo e che ora sembrano essere ancora più inquietanti.