Isis lancia la guerra virtuale con hashtag conto Obama e gli Usa

Isis lancia la guerra virtuale con hashtag conto Obama e gli Usa
di Giulia Aubry
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Martedì 26 Agosto 2014, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 17:20

L’hashtag apparso per la prima volta domenica accompagnato da una serie di immagini che mostrano Obama mentre gioca a golf. Lo Steven dell’hashtag #StevensHeadinObamasHands è Steven Sotloff, giornalista americano e collaboratore del Time e di Foreign Policy, rapito nel 2013 ad Aleppo in Siria e ricomparso nel video della decapitazione di James Foley.

Nel macabro gioco di parole dello slogan lanciato su twitter, il suo destino – la sua vita e, quindi, la sua testa – sarebbero nelle mani del Presidente degli Stati Uniti che – a detta dei suoi detrattori -, mentre i suoi connazionali rischiano la vita, sarebbe impegnato a fare altro.

Tra i primi a rilevare l’hashtag sono stati i giornalisti del sito Vocativ.com che scandaglia il cosiddetto deep-web – il web profondo non indicizzato e, quindi, non linkato dai principali motori di ricerca – per trovare informazioni e storie da raccontare e condividere. Secondo i giornalisti che lavorano per il sito, ripresi anche dal britannico Daily Mail, l’hashtag farebbe parte di una campagna lanciata domenica scorsa all’interno di un loro forum in arabo.

Coerentemente con la loro strategia comunicativa che fa ampio uso dei social media, sia in lingua araba sia in lingua inglese e si avvale spesso dell’uso di video e immagini (come nel caso della pubblicazione delle esecuzioni dei soldati iracheni nello scorso mese di giugno), ISIS avrebbe chiamato a raccolta i suoi attivisti online per fare pressione su Obama e terrorizzare gli americani. A tale scopo avrebbe proposto 13 differenti frasi e una serie di immagini da twittare con l’hashtag #StevensHeadInObamasHands.

Per contribuire alla diffusione del messaggio, e a dimostrazione della loro conoscenza dei meccanismi dei social, avrebbero anche consigliato di includere hashtag più popolari, come quelli che fanno normalmente riferimento alle star adolescenziali come Ricky Dillon, in modo da comparire più rapidamente nelle tendenze di twitter.

Tra le frasi da usare anche le ultime parole che Foley è stato costretto a pronunciare nel tristemente famoso video - “è il governo americano ad avermi ucciso” –, così come “voi avete i vostri B52, i vostri Apache e i vostri Abram ma noi abbiamo uomini fedeli con un cuore da leone”, oppure “soldati americani! Obama vi ha mandato a morire e lui gioca a golf”, e ancora “vi uccideremo ovunque vi troveremo” accompagnata dall’immagine di “John”, il militante ISIS di presunta origine britannica che avrebbe materialmente ucciso Foley.

In breve decine di canali twitter, evidentemente caratterizzati , hanno diffuso il messaggio aggiungendovi “frasi personali” come “non venite nello Stato Islamico se non volete un altro 11 settembre” oppure “le torri gemelle sono state solo i primi palazzi a cadere”.

Nelle ultime ore però, come spesso avviene alle campagne su twitter, l’hashtag è stato usato anche da chi si dichiara su un fronte opposto a ISIS. In meno di due ore twitter è stato invaso da messaggi in cui si può leggere che “l’Arabia Saudita ha condannato ISIS come un gruppo terrorista”, “l’Arabia Saudita ha creato più di dieci anni fa un centro anti-terrorismo”, “l’Arabia Saudita ha subito atti terroristici” e così via, accompagnati da immagini di attentati che negli anni passati hanno avuto luogo nel paese, come quello alla sede della Guardia Nazionale nel 1996. Sommersi da una decina di diverse frasi aventi sempre per soggetto l’Arabia Saudita e la loro condanna del terrorismo, pur accompagnate dall’hashtag su Steven Sotloff, improvvisamente la strategia disegnata dai comunicatori di ISIS è apparsa perdere forza.

Ma i social media si sono confermati anche in questo caso un campo di battaglia virtuale molto importante e complesso. E su cui gli esponenti del fantomatico Stato Islamico sembrano essere davvero piuttosto preparati.