Le lettere dal fronte dei volontari dell'Isis: «Mamma voglio tornare a casa, non funziona l'Ipod»

Areeb Majeed
di Federica Macagnone
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Martedì 2 Dicembre 2014, 18:48 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 08:41

Areeb Majeed non faceva altro che sbuffare. La sua vita a fianco dei miliziani dell'Isis non era nemmeno lontanamente ciò che si era immaginato: niente preghiere e nessuna battaglia da combattere in prima linea.

Al contrario, turni estenuanti a pulire bagni e compiti umili. E così il 23enne ingegnere indiano ha preso il suo zaino e se n'è tornato a Mumbai, dove ad aspettarlo c'era la National Investigation Agency dell'India che, con l'accusa di terrorismo, ha condotto il ragazzo in carcere.

Areeb ha raccontato ai funzionari della NIA di essere stato emarginato dai miliziani che lo avevano relegato ad attività umili come fare rifornimento d'acqua e pulire i bagni invece di prenderlo in considerazione per l'offensiva mortale.

Ha telefonato alla sua famiglia per dire che voleva tornare a casa dopo aver subito una ferita da proiettile per la quale non ha avuto un'adeguata assistenza medica. «Solo dopo che li implorai, sono stato portato in un ospedale - ha raccontato il ragazzo - Non c'era né una guerra santa né alcuna predicazione del libro sacro».

Giovani volontari scontenti. Ma Areeb è solo uno dei tanti volontari scontenti che si sono recati in Iraq e in Siria per unirsi allo Stato islamico e che adesso, in preda a ripensamenti e delusione, stanno implorando di poter tornare a casa con delle scuse che tirano in ballo la mancanza di comfort e aspettative mancate.

«Sta arrivando l'inverno, qui comincia a fare veramente freddo». «Il mio iPod si è rotto». «Mi fanno fare solo il lavapiatti, non ne posso più». «Voglio tornare a casa».

Più che le lettere di fanatici miliziani che hanno deciso di dedicare la vita alla jihad, quelle spedite dai giovani volontari dell'Isis alle loro famiglie sembrano sms di studenti fuorisede alle prime armi con le faccende di casa.

I messaggi sono stati resi noti da Le Figaro, dopo che un consistente numero di giovani francesi avevano contattato le loro famiglie per poter rientrare in Patria: per loro la dura vita al fronte è stata totalmente diversa dall'immagine fornita dalla propaganda jihadista.

E così, stanchi e delusi, hanno contatto le loro famiglie e stanno contando sul sostegno di alcuni avvocati per evitare l'arresto al rientro.

«Non ho fatto quasi altro che consegnare vestiti e cibo. Ho anche pulito armi e spostato i cadaveri dei combattenti uccisi», scrive uno dei volontari.

Sono oltre 1.100 i giovani francesi, molti di loro non di origini arabe ma convertitisi all'Islam, che si sono uniti agli jihadisti. Un centinaio di disillusi, tra quanti sono andati a combattere in Siria e in Iraq, ha fatto ritorno in Francia. Gli arrestati sono una settantina. Alle difficoltà legali di un ritorno a casa , si accompagnano quelle sul campo. Ogni tentativo di defezione, sostengono i legali degli jihadisti, è severamente punito, in alcuni casi con la morte.

Le famiglie hanno raccolto le lettere dal fronte e adesso, tramite un team d'avvocati, stanno cercando di ottenere dalle autorità francesi un lasciapassare per i giovani e scontenti volontari. «Abbiamo preso contatti con la polizia e le autorità giudiziarie, ma si tratta di una materia molto sensibile – ha spiegato uno dei legali - Tutti comprendono che più queste persone rimangono laggiù e più diventeranno delle bombe ad orologeria quando torneranno a casa. Ma nessuno vuole correre il rischio di avere una politica ufficiale che incoraggi i disillusi a fare ritorno. Che succederebbe se uno di loro fosse poi coinvolto in un attentato terroristico in Francia?».

Allarme Nord Africa. Nonostante le defezioni dei giovani volontari, l'Isis sta cercando di allargare il suo bacino d’influenza. La scorsa settimana, gli analisti di sicurezza degli Stati Uniti ha avvertito che gli jihadisti stanno guadagnando influenza in Nord Africa, dove gli estremisti stanno «imitando la retorica e la brutalità dell'Isis».

Gli analisti hanno rivelato come la rete di ribelli in Libia e in Egitto abbia fatto pegno di fedeltà agli jihadisti e sarebbe in atto un accordo per creare nuove cellule terroristiche.

L'apertura di un nuovo fronte preoccupa i funzionari di Washington visto che l'espansione sta prendendo piede in due paesi che hanno lottato per annullare l'estremismo in questi ultimi anni. A Derna, a nord-est della Libia, un gruppo di giovani militanti ha preso il controllo di parte della città, dopo aver giurato fedeltà al capo dell'Isis Abu Bakr al-Baghdadi: pochi giorni fa, la città ha ripreso l’antico nome ed è diventata il Califfato libico di Barqa. Dall’Iraq è arrivato un iracheno di Mosul, uomo dell’Isis e inviato del neocaliffo Al Baghdadi. Derna è il primo avamposto degli jihadisti nel Mediterraneo. Basta guardare non molto oltre per vedere le coste italiane.