L'Isis avanza a Kobane ed esegue un cameraman iracheno. Ucciso il leader jihadista di Ansar

Raid su Kobane
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Giovedì 9 Ottobre 2014, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 16:41

L'Isis ha ucciso in pubblico un cameraman iracheno, suo fratello e altre due civili a Samra, villaggio a nord di Baghdad.

Lo ha reso noto un membro della famiglia del giornalista, Raad al-Azzawi, di 37 anni, che lavorava per la tv locale Sama Salaheddine.

Sempre oggi l'Isis avrebbe giustiziato, nel nord del paese, altre persone sospettate di avere legami con gruppi sunniti anti-jihadisti, riferiscono fonti della sicurezza e testimoni. Secondo Reporters sans frontières (Rsf), il giornalista, padre di tre figli, è stato rapito dal gruppo jihadista il 7 settembre scorso.

«Sono venuti a casa e hanno preso lui ed il fratello», ha riferito una fonte della sua famiglia spiegando che «non aveva fatto nulla di sbagliato: la sua unica colpa era quella di essere un cameraman che stava semplicemente facendo il suo lavoro». «Qualcuno nel villaggio lo ha accusato di lavorare per il governo, denunciandolo ai jihadisti», ha aggiunto.

Secondo un comunicato di Rsf, il mese scorso l'Isis aveva minacciato di uccidere il cameraman perchè si era rifiutato di lavorare per il gruppo.

Ucciso leader di Ansar. Il leader di Ansar beit al Maqdis, l'organizzazione jihadista del Sinai vicina allo Stato islamico, è stato ucciso oggi in un blitz a sud di Rafah. Lo annuncia il portavoce dei militari egiziani, pubblicando su Facebook la foto del leader Shehtafarhan Khamis el Maatka senza vita.

"L'emiro di Ansar", come viene definito dalla stampa egiziana, è stato ucciso in un blitz non lontano dal confine con la Striscia di Gaza, al termine di una settimana dei militari egiziani nella Penisola. Almeno 30 i terroristi uccisi, tra i quali anche il fratello del fondatore del gruppo.

Secondo altre fonti, il gruppo è ora sparpagliato in diverse formazioni, ciascuna con un proprio 'emirò più o meno collegato all'Isis. Sin dallo scorso giugno, Ansar ha rivendicato la propria alleanza con lo Stato islamico di al Baghdadi, pubblicando video di decapitazioni orrende in "stile Isis", e lanciando strali contro i cristiani e gli ebrei.

Gli jihadisti avanzano a Kobane. I miliziani dell'Isis hanno continuato oggi ad avanzare dentro Kobane, nel nord della Siria sul confine turco, impadronendosi del quartier generale delle forze curde nonostante i raid della coalizione internazionale a guida Usa.

Mentre si intensificano, per il momento senza risultati, le pressioni su Ankara affinchè lasci passare combattenti ed armi a sostegno dei miliziani che difendono la città. Lo Stato islamico, che ha cominciato la sua offensiva il 16 settembre, controlla ormai il 40 per cento della città, secondo l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus).

I jihadisti sono ulteriormente avanzati oggi da est, conquistando anche il 'quadrato di sicurezzà che ospita le sedi del comando delle milizie di autodifesa curde (Ypg) e il consiglio comunale. Secondo fonti locali contattate dall'Ondus, l'Isis ha impiegato anche un kamikaze che si è fatto saltare in aria a bordo di un camion bomba nei pressi della Grande Moschea, a ridosso del 'quadrato di sicurezzà.

Nel frattempo continuano i bombardamenti del regime di Damasco contro i ribelli, di cui fanno le spese anche i civili. Almeno 21 persone, tra le quali un uomo, una donna e i loro quattro figli sono morti in un attacco nella provincia di Daraa, nel sud del Paese, secondo quanto riferito da testimoni oculari all'ANSA e dall'Ondus. Altri tre bambini sono stati uccisi a Telmins, nella provincia nord-occidentale di Idlib.

Ancora morti in Turchia durante le proteste. In Turchia sono saliti a 30 i morti nelle violente proteste di piazza cominciate mercoledì in varie città del Paese, ma soprattutto nella provincia sud-orientale di Gaziantep, in segno di solidarietà alla popolazione curda di Kobane e contro la politica attendista del governo di Ankara che non accenna ad intervenire militarmente per respingere le forze dell'Isis.

Le proteste, secondo l'agenzia di stampa turca Anadolu, sono sostenute e organizzate dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da 30 anni si batte per l'indipendenza in Turchia ed è considerato organizzazione terroristica non solo dal governo turco ma anche dagli Usa e dalla Ue. Le forze siriane dell'Ypg sono alleate del Pkk e proprio questo sembra il principale motivo per cui Ankara è restia ad intervenire a loro sostegno.

Oggi l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, si è unito alle voci che chiedono alla Turchia di lasciare almeno passare «volontari» curdi e armi al fine di «evitare un massacro» sul tipo di quello avvenuto nel 1995 a Srebrenica. De Mistura ha sottolineato che circa 500-700 persone anziane e altri civili sono intrappolati a Kobane (Ain al Arab il nome arabo).

Se non si agirà, «noi tutti, e la Turchia, rimpiangeremo di aver perso l'occasione di fermare l'Isis», ha avvertito l'inviato dell'Onu. Anche il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel, ha chiesto ad Ankara una maggiore partecipazione nella battaglia contro l'Isis, sottolineando che la Turchia potrebbe consentire agli aerei statunitensi di utilizzare le sue basi, oltre che addestrare ed equipaggiare i ribelli siriani non fondamentalisti.

I raid aerei che la Coalizione internazionale guidata dagli Usa ha continuato anche oggi contro l'Isis non sembrano sufficienti ad impedire la caduta della città. Gli attacchi, sottolinea l'Ondus, non hanno impedito alle forze jihadiste di continuare a rifornirsi di munizioni, che arrivano da altre località della provincia di Aleppo e di Raqqa.

Nelle ultime 24 ore lo Stato islamico ha anche utilizzato motociclette per il trasporto del materiale bellico, più difficili da individuare per i jet della coalizione rispetto alle auto finora impiegate. Oggi, tuttavia, un gruppo di forze della sicurezza curde è riuscito ad infiltrarsi sullo strategico altipiano di Mashta Nur, controllato dai jihadisti, uccidendone quattro.

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