Siria, l'Isis decapita l'archeologo capo di Palmira: si è rifiutato di rivelare dove sono nascosti i reperti più preziosi

Siria, l'Isis decapita l'archeologo capo di Palmira: si è rifiutato di rivelare dove sono nascosti i reperti più preziosi
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Mercoledì 19 Agosto 2015, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 18:55

È stata un'esecuzione pubblica in una piazza di Palmira, alla quale hanno assistito decine di persone, quella in cui l'Isis ha decapitato ieri pomeriggio Khaled al Asaad, 82 anni, uno dei massimi esperti siriani di antichità ed ex direttore del sito archeologico locale.

Lo riferisce l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). A dare per primo la notizia della decapitazione di Al Asaad era stato ieri sera il direttore delle Antichità e dei musei siriani Maamoun Abdulkarim parlando con l'agenzia governativa Sana. Asaad ha detto che successivamente il corpo dell'anziano archeologo è stato portato al sito dell'antica Palmira, dove è stato appeso ad una colonna romana.

Abdulkarim ha detto che l'Isis aveva arrestato un mese fa Al Asaad e da allora lo aveva interrogato nella speranza di avere informazioni su dove fossero stati eventualmente nascosti reperti romani del sito prima dell'occupazione dello Stato islamico, avvenuta in maggio.

«Povero Khaled, dev'essere rimasto nella sua Palmira come il capitano di una nave che affonda».

Raggiunta al telefono dall'agenzia Ansa, Maria Teresa Grassi, ultima archeologa italiana ad aver lavorato nel sito siriano dove fino al 2010 guidava la missione dell'Università di Milano, è sconvolta dalle notizie sulla barbara uccisione di Khaled Asaad. «Mi creda, questa non me l'aspettavo proprio, mi ero convinta che dopo aver contribuito, come so che ha fatto, a mettere in salvo le cose più preziose del museo, fosse fuggito. E invece...».

«Ne era stato direttore per decenni, in pratica una vita intera. Si deve a lui la creazione o comunque l'organizzazione del piccolo prezioso museo. E a lui si deve tutto il lavoro di organizzazione e anche di valorizzazione degli scavi», spiega Grassi. Definirlo semplicemente direttore è riduttivo, avverte la studiosa. «Khaled Asaad era molto di più, di fatto una figura fondamentale per gli ultimi 50 anni della scuola degli scavi, la memoria storica del sito. Di Palmira conosceva ogni angolo, ogni vicenda, ogni pietra. Aveva visto tutto, collaborato con tutti, una specie di archivio vivente».

«Di lui colpiva l'aria sempre seria e direi un po' severa - racconta Maria Teresa Grassi - un aspetto che nascondeva però una persona incredibilmente attenta e gentile, capace di gesti di grande sensibilità. Era un signore, un uomo all'antica, come si diceva una volta». In questi mesi, racconta Grassi.

Khaled al Asaad era stato direttore del sito archeologico di Palmira per 40 anni, fino al 2003. Dopo il pensionamento, ha riferito la Sana, aveva continuato a lavorare come esperto per il Dipartimento dei musei e delle antichità. Era stato autore di diversi libri e testi scientifici anche in collaborazione con colleghi stranieri.

«Questo orribile atto non può rimanere senza risposta», dice il ministro della cultura Franceschini. «La decapitazione di Khaled Asaad a Palmira - sottolinea il ministro - è un gesto che provoca orrore. La violenza barbarica nei confronti di un uomo che ha dedicato la propria vita al patrimonio culturale del proprio paese è la negazione stessa della civiltà. Questo orribile atto non può rimanere senza risposta. La Dichiarazione di Milano sottoscritta a Expo da quasi 90 Stati è un primo passo, ora serve un maggiore impegno della comunità internazionale per difendere la cultura e i suoi uomini nelle aree di crisi».

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