«Avevo trovato il luogo, il modo e le armi», ha raccontato Lea, nazionalità francese, pronta ad arruolarsi nell'Isis, contattata via Facebook e istruita per un attentato a Tolosa. A quindici anni era pronta a compiere una strage, così come le avevano spiegato gli "amici" jihadisti, dal momento che la ragazza non era riuscita a lasciare il suo Paese per unirsi alla loro battaglia.
Samra e Sabina, invece, sono partite dall'Austria, arruolate e sposate con terroristi dell'Isis, entrambe incinte, ma ora vogliono disperatamente tornare a casa. Secondo i servizi europei, sarebbero almeno duecento le adolescenti adescate dai terroristi sui social network nel corso dell'ultimo anno e partite per la Siria.
Il metodo è quasi sempre lo stesso: il contatto su Facebook, l'invio di video di bambini morti nelle guerre islamiche, l'accusa ai Paesi occidentali, l'indottrinamento, la proposta di fuga.
La prospettiva per le ragazzine europee reclutate sui social network è quella di "sposare gli jihadisti, dare loro figli, e, in caso di morte dei marito, essere onorate come donne di martiri", ha spiegato al quotidiano inglese The Guardian Louis Caprioli, capo dell'agenzia di sicurezza interna francese. Cinque persone, tra cui una coppia di fratello e sorella, sono state arrestati in Francia meno di un mese fa con l'accusa di essere reclutatori di giovani da trascinare nei campi dell'Isis.