Irlanda, viaggio difficile per Papa Francesco: sul tavolo pedofilia e aperture ai gay

Irlanda, viaggio difficile per Papa Francesco: sul tavolo pedofilia e aperture ai gay
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Sabato 25 Agosto 2018, 13:08
Erano 29 anni che un pontefice non metteva piede in Irlanda. Dublino è la meta del complicato e breve viaggio di Papa Francesco per l'Incontro mondiale delle famiglie, la kermesse progettata a cadenza triennale e sempre in un Paese diverso. Quando Giovanni Paolo II arrivò a Dublino, nel 1979, la Chiesa mostrava i muscoli, sapeva di essere influente e radicata nella società irlandese. Non c'erano l'aborto, né il divorzio, la contraccezione era messa al bando e il mondo della politica si rapportava con timore all'autorità ecclesiastica. Poi le cose, col passare degli anni, si sono complicate, basti pensare che su 4,5 milioni di abitanti i cattolici, nonostante rappresentino il 90 per cento della popolazione, secondo alcuni sondaggi nutrono per quasi la metà - sentimenti negativi verso le istituzioni cattoliche e la Chiesa in generale. Tutta colpa della perdita di credibilità che i ripetuti e scabrosi scandali legati alla pedofilia, emersi grazie ad una inchiesta governativa, hanno assestato. Nel 2011 l'allora primo ministro, Enda Kenny, durante una audizione in Parlamento arrivò ad accusare il Vaticano di un atteggiamento ambiguo, di doppiezza, visto che sembrava preoccupato più a proteggere la propria reputazione che non a tutelare le vittime e a volere la verità dei fatti. «La cultura che predomina in Vaticano è disfunzionale, disconnessa, affetta da elitismo e narcisismo». Da allora le relazioni tra la Santa Sede e l'Irlanda sono andate avanti con circospezione e diffidenza fino alla decisione di pianificare a Dublino l'Incontro mondiale delle famiglie, come a volere superare il passato, a voltare pagina. In Irlanda sono in tanti ad aspettarsi che Papa Francesco voglia chiedere scusa, pronunciare parole importanti e, naturalmente, incontrare le vittime che da queste parti non mancano visti i report da brivido che sono stati resi noti negli anni passati dai magistrati.
LE RICHIESTE
C'è persino un vescovo inglese, Phillip Egan che in vista del pellegrinaggio di Papa Francesco in Irlanda, gli ha fatto avere una lettera per suggerirgli di convocare un Sinodo dei vescovi sugli abusi visto che la piaga è globale: Cile, Stati Uniti, Francia, Australia. «Il Sinodo potrebbe servire a identificare la responsabilità dei vescovi, prevedere una supervisione, stabilire un comportamento appropriato». Il tema è esplosivo e non secondario dal momento che il Vaticano fatica ad arrivare a punire i vescovi insabbiatori, omertosi, poco trasparenti nel gestire i preti pedofili. Alcune proteste attendono Papa Francesco. Una riguarda il vescovo Philip Boyce, promosso nonostante fosse pesantemente chiacchierato per avere rifiutato, negli anni passati, di silurare un prete orco, incarcerato per avere violentato 26 ragazzini tra il 1965 e il 1982. Il buco nero della pedofilia però non è la sola sfida che aspetta Bergoglio in questo viaggio costellato di ostacoli. Al doloroso tema se ne aggiunge un altro, stavolta relativo al concetto di «famiglia cristiana».
GAY E LGBT
Gli organizzatori locali, a cominciare da monsignor Diarmud Martin, arcivescovo di Dublino, questo concetto lo hanno elaborato in senso estensivo, includendo anche realtà arcobaleno, coppie gay, persone Lgbt. Alla vigilia dell'arrivo di Francesco un gesuita americano molto ascoltato ha aperto un dibattito chiedendo il mea culpa della Chiesa nei confronti delle persone Lgbt, acronimo ormai ampiamente sdoganato in ambito ecclesiale, per indicare gay, lesbiche e transgender. Padre James Martin chiede apertamente un maggiore impegno a includerli nella vita delle parrocchie e ad aprire loro le porte come ministranti. «Ministri dell'eucarestia, della musica, lettori» o addirittura farli entrare nello staff dell'oratorio. Una posizione che non mancherà di aprire dibattiti ma che potrebbe anche essere presa in considerazione dal pontefice nei discorsi che farà oggi e domani. Padre Martin suggerisce anche di evitare di ripetere loro di astenersi dal sesso per intraprendere una vita casta. «Le persone Lgbt sono più della loro vita sessuale».
Franca Giansoldati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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