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«Due giorni fa l'ayatollah Ali Khamenei ha detto che intende distruggere Israele. Ieri - ha spiegato da Parigi dove ha incontrato il presidente Emmanuel Macron - ha espresso come vuole raggiungere questo obiettivo: con l'arricchimento illimitato dell'uranio per creare un arsenale nucleare».
Mentre il ministro dell'Intelligence, Israel Katz, ha evocato «una coalizione militare» contro l' Iran composta dalle potenze occidentali e dagli alleati arabi se Teheran dovesse aumentare l'uranio arricchito in maniera «incontrollata». Lunedì, la Guida suprema iraniana ha ordinato all'Agenzia atomica del Paese di preparare il terreno per raggiungere 190 mila Swu (Unità di lavoro di separazione) di arricchimento di uranio il più presto possibile.
«Stando alle dichiarazioni di alcuni Stati europei, sembra che si aspettino che da una parte l' Iran sopporti le sanzioni e dall'altra fermi le sue attività nucleari continuando con le restrizioni attuali», ha affermato Khamenei. «Io dico che i loro sogni non si avvereranno e che il governo iraniano non tollererà sia le sanzioni che le restrizioni». Oggi si è passati dalle parole ai fatti: l' Iran ha informato l'Aiea (l'agenzia atomica internazionale) della volontà di aumentare le capacità di arricchimento e dell'inizio delle procedure di preparazione nell'impianto nucleare di Natanz per la costruzione di nuove centrifughe.
«Saremo pronti in settimane o mesi», ha detto il capo dell'Agenzia atomica di Teheran, Ali Akbar Salehi, riferendosi all'obiettivo delle 190 mila Swu, e sottolineando che saranno rispettati i parametri dell'accordo internazionale siglato nel 2015.
Il Paese «era pronto» a tutte le eventualità, anche quella che i firmatari potessero violare l'intesa: «La Guida suprema ci aveva avvertito che non ci saremmo potuti fidare dei partner, e abbiamo capito che non dovevamo bruciare i ponti del passato», ha continuato Salehi, sottolineando che nell'impianto di Natanz «è stata creata una vasta infrastruttura».
Teheran ribadisce poi che non è disponibile a rinegoziare l'intesa, né a mettere sul tavolo il programma missilistico, la propria influenza nella regione, né tantomeno a rispettare gli impegni in caso di nuove sanzioni. Temi tornati sotto i riflettori ieri, nell'incontro tra Angela Merkel e Benyamin Netanyahu: Germania e Israele «concordano che vanno fatti tutti gli sforzi diplomatici sia per quel che riguarda il programma missilistico iraniano, sia per quel che riguarda le attività dell' Iran in Yemen e la presenza in Siria».
Preoccupazioni ribadite oggi da Macron - che ha difeso l'intesa sul nucleare - nel corso dell'incontro con Netanyahu. Secondo gli osservatori Teheran tenta di sparigliare il tavolo dell'accordo, divenuto carta straccia per gli Usa di Donald Trump, e rompere lo stallo nel dialogo con gli altri partner rimasti.
L'intesa consente all' Iran di arricchire l'uranio al 3,67%, ben al di sotto del 90% stimato per produrre un'arma atomica.
Prima dell'accordo, Teheran arricchiva l'uranio al 20%, abbastanza per costruire una «bomba sporca».
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