Iran, dal greggio alle autostrade l'oro per l'Italia

Iran, dal greggio alle autostrade l'oro per l'Italia
di Roberta Amoruso
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Domenica 17 Gennaio 2016, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 10:22
Tornare ai 7 miliardi di interscambio con l'Iran raggiunti prima che scattassero le sanzioni. È questo l'obiettivo dell'Italia. Forse anche di più, da Paese che nonostante le sanzioni è rimasto il nono partner commerciale di Teheran a livello mondiale e il secondo a livello europeo. La posta in gioco è alta visto che solo per realizzare i 50 progetti nel petrolio e nel gas già ipotizzati da Teheran servono 30 miliardi di dollari. A cui si aggiunge di sicuro il piano da 15 miliardi di dollari previsto per i prossimi anni nelle infrastrutture del Paese, dalle ferrovie agli aeroporti.

GLI INCONTRI
In realtà è da mesi che a livello istituzionale si sta preparando il terreno all'inversione di marcia dopo le sanzioni scattate nel 2011. Un modo per spianare la strada a settori già attivi nel Paese come acciaieria, meccanica e macchinari e su altri su cui puntare di nuovo, dalla moda alla gastronomia, dall'edilizia alla petrolchimica. Tenendo conto tra l'altro della concorrenza di Francia e Germania, determinati a riprendere posizioni come gli Usa ad aprire il dossier.

Si spiegano così, dunque, prima i viaggi dei ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, e dello Sviluppo, Federica Guidi, l'anno scorso a Teheran, poi a fine mese la visita del presidente iraniano Hassan Rohani a Roma (dopo il rinvio a seguito degli attentati di Parigi) e, infine, una nuova missione italiana, con i ministri Graziano Delrio e Maurizio Martina, attesi nella capitale iraniana a febbraio. Già avviate anche le prese di contatto da parte delle aziende interessate a un mercato da quasi 80 milioni di abitanti, a caccia da ora in poi di beni di consumo, ma anche di infrastrutture di ogni genere.

Ma le vere potenzialità non si fermano qui. Il messaggio che arriva dall'Iran è una richiesta di coinvolgimento delle aziende esportatrici in alcuni investimenti. Il senso è che l'Iran, in collaborazione con le aziende Ue, potrà diventare una piattaforma per la coproduzione ed esportazione verso i paesi vicini, coprendo, in quella zona, un mercato di 300 milioni di persone.

I SETTORI
Il settore economicamente più rilevante è naturalmente quello del petrolio, con l'Eni coinvolta al massimo livello. Del resto, il Cane a sei zampe ha avuto un rapporto privilegiato con l'Iran sin dal 1957, dai tempi di Enrico Mattei, fino al blocco di ogni sviluppo nel 2011. Per tornare, l'ad Claudio Descalzi aspetta la revisione del sistema contrattuale e l'effettiva uscita dalle sanzioni, nonchè una soluzione ormai vicina in merito agli 800 milioni di arretrati dovuti dalla compagnia statale Nioc. Intanto, in autunno è già stata firmata un memorandum di intesa per l'espansione della cooperazione bilaterale nelle perforazioni petrolifere con la National Iranian Drilling Company.

Tra gli altri settori di sicuro interesse, come è emerso nella missione di agosto, spiccano le autostrade, l'alta velocità, l'ambiente, le rinnovabili, la meccanica, i materiali edili, l'automotive, il medicale, ma anche elicotteri, navi, servizi finanziari, gioielleria, pelletteria, food. In prima linea non sono solo le big, da Finmeccanica ad Ansaldo, da Fincantieri a Tecnimont. Fortissimo è anche il coinvolgimento delle Pmi. In pole position anche le banche. Gli istituti di credito che si preparano a riaprire i conti di corrispondenza, verificare l'affidabilità reciproca.