Nigeria, la mutilazione genitale femminile
diventa ufficialmente un crimine

Lamette e rasoi vengono spesso usati per mutilare i genitali femminili e possono causare gravi infezioni
di Giulia Aubry
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Mercoledì 27 Maggio 2015, 22:31 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 15:53
Quasi venti milioni di nigeriane hanno dovuto subirla senza potersi opporre. Ma ora le loro figlie e nipoti non dovranno più subire la stessa sorte. Il Presidente della Nigeria, paese attualmente alle prese con la minaccia del terrorismo islamico guidato dalle milizie di Boko Haram, Goodluck Jonathan ha firmato proprio in questi giorni la legge che condanna la pratica della mutilazione genitale femminile.



La notizia, riportata da moltissimi siti di informazione statunitensi, rappresenta un grande passo avanti e un grande esempio per tutti quei paesi africani dove tale pratica è ancora diffusa e dove, oltre a mutilare e segnare psicologicamente la vita di molte donne, causa infezioni e malattie che possono condurre rapidamente alla morte.



Secondo un rapporto del 2013 dell'Unicef oltre 125 milioni di ragazze e donne nel mondo sono state sottoposte alla mutilazione genitale femminile. La maggior parte di queste vive in 29 paesi di cui solo 2 non si trovano in Africa.



In Nigeria il 27% delle donne è stata privata di parte o di tutto il clitoride. In paesi come Somalia e Guinea la percentuale sale addirittura al 95%. Una violazione dei diritti e della dignità umana che, nonostante i sforzi in termini di educazione e sostegno sanitario da parte dei paesi occidentali, continua a essere difesa da molte società africane e, in alcuni casi, persino dalle stesse donne che la subiscono.

Molte organizzazioni internazionali sperano in una sorta di effetto domino a seguito della straordinaria decisione presa dal più popoloso degli Stati africani. Alcuni osservatori però sottolineano l'unicità - almeno per il momento - del caso nigeriano, legato soprattutto alla fine del mandato presidenziale di Goodluck Jonathan e al bisogno di un chiaro appoggio internazionale di fronte alla minaccia di Boko Haram che da anni conduce una guerra interna al paese causando decine di migliaia di vittime e portando molte giovani donne, rapite dal movimento islamico recentemente affiliatosi allo Stato Islamico, a una condizione di pseudo-schiavitù.



La condanna nei confronti della mutilazione genitale femminile in Nigeria può dunque essere letta come uno strumento di politica internazionale in un momento di grande complessità per il paese. Ma per le figlie e le nipoti di quei venti milioni di nigeriane cui è stata negata una femminilità completa rappresenta una possibilità in più e, forse, anche una conquista da opporre con forza ed orgoglio, a quel movimento che le minaccia, le rapisce, le converte con la forza in nome di quel motto contenuto nel suo stesso nome, Boko Haram, tradotto in italiano "l'educazione occidentale è proibita".