Contando prima sul fatto che Roma accoglie tutti e poi cercando di ricavare denaro per rimpatriarne almeno una parte. I 24 mila tunisini sbarcati nel 2011 vennero tutti accolti benché anche allora fosse evidente che tra di essi c’erano molti degli 11 mila fuggiti dalle prigioni durante la “Rivoluzione dei gelsomini”.
Se l’instabile Libia è in grado con l’aiuto italiano di fermare migliaia di clandestini che la Guardia costiera di Tripoli affida poi alle agenzie dell’Onu per il rimpatrio, non si comprende perchè la stabile Tunisia non possa provvedere a riportare immediatamente sul suolo nazionale i clandestini intercettati in mare o riusciti a sbarcare in Italia. Specie dopo le decine di aerei, elicotteri e motovedette ricevuti negli ultimi tempi, soprattutto dagli Usa, per contrastare il terrorismo ma utili anche a pattugliare coste e spazi marittimi.
Il 3 giugno il presidente del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, Massoud Romdhani, ha ammesso che “la pressione migratoria in Tunisia è “decuplicata” rispetto al 2017 rivelando che nel primo trimestre del 2018 i migranti tunisini sono stati oltre 3mila mentre l’anno scorso in oltre 15 mila hanno tentato di raggiungere l’Italia. Di questi 6.151 sono stati registrati dalle autorità italiane, 3.178 sono stati bloccati dalla polizia tunisina e 5.700 sono “emigrati invisibili”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA