Il suicidio di Praljak: il veleno e i mancati controlli un disegno studiato a lungo

Il suicidio di Praljak: il veleno e i mancati controlli un disegno studiato a lungo
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Giovedì 30 Novembre 2017, 10:28
Le esecuzioni dei criminali di guerra nazisti a Norimberga erano fissate per il 16 ottobre 1946. Ma in qualche momento durante la notte Goering si uccise. L'enorme pagliaccio, l'essere sessuale dal sorriso forse troppo stereotipato per l'ironia e forse no, aveva sferrato un calcio al vassoio con cui gli inservienti gli portavano il vino dell'umiliazione. I bicchieri erano volati in aria e si erano fracassati con un rumore troppo simile a una risata. Questo non sarebbe dovuto accadere. Fu così che si uccise il luogotenente di Hitler, ingerendo una capsula di cianuro che gli era stata passata, forse, da un tenente americano, Jack Tex Wheelis, suo amico.
A raccontarlo è Rebecca West, grande scrittrice e giornalista che è stata pure una grande viaggiatrice e storica della Jugoslavia. Descrive, la West, tutte le reazioni dei singoli imputati del processo. Il gesto quasi regale col quale Goering si tolse gli auricolari e rifiutò di ascoltare tutto il dispositivo della sentenza.
LA SCENA DEL CRIMINE
Con il veleno si è ucciso pure il generale croato bosniaco Slobodan Praljak, subito dopo la condanna per crimini di guerra e contro l'umanità. Non a morte, come Goering, ma a 20 anni. Il suo gesto plateale, in diretta Tv, ha trasformato l'aula delle udienze del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, nella cittadina olandese dell'Aja, in scena del crimine come l'ha definita il presidente Carmel Agius.
Un giallo il veleno che potrà essere identificato solo con l'autopsia, e un mistero il modo in cui l'ex generale sia riuscito a introdurlo in aula. Mai visto nulla del genere ma non sono stupita, dice l'ex ministro della Giustizia croato, Vesna Skara Ozbolt. Praljak è una persona molto orgogliosa. Inutile il tentativo di rianimarlo di una squadra di medici. I media balcanici puntano l'indice sulle responsabilità olandesi per le precarie condizioni di sicurezza.
I controlli all'entrata sono rigorosi, scrive il sito d'informazione Tportal. Ma non tanto da individuare una bottiglietta di quelle dimensioni. Per il premier croato, Andrej Plenkovic, il gesto di Praljak di cui tutti siamo stati sfortunatamente testimoni oggi, mostra la profonda ingiustizia morale verso i 6 croati di Bosnia sul banco degli imputati. Praljak è considerato un eroe in Croazia. Il rappresentante croato e presidente di turno della presidenza tripartita di Bosnia, Dragan Covic, invita i cittadini bosniaci e erzegovesi a mantenere la calma e non farsi prendere dal panico. Aggiunge che il Tpi dell'Aja non è un tribunale che amministra giustizia, ha altri compiti.
A 25 anni la condanna per l'ex premier dell'entità croata in Bosnia, Herzeg-Bosnia, Jadranko Prlic. A 20 anni l'ex ministro della Difesa croato bosniaco Bruno Stojic e il numero 2 dell'Hvo, Milivoj Petkovic, a 16 l'ex comandante militare Valentin Coric, a 10 l'ex responsabile dello scambio dei prigionieri, Berislav Pusic. Tutti si erano consegnati spontaneamente.
M. Ven.
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