Il giallo sulla morte di Haftar, Libia di nuovo a rischio caos

di Alessandro Orsini
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Sabato 14 Aprile 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:22
Vivo o morto, Haftar è rilevante per l’Italia. È, o forse era, l’uomo più importante della Libia, ma schierato contro gli interessi italiani. La ragione della contrapposizione? L’Italia, nel rispetto di una risoluzione Onu, appoggia il governo di Tripoli.

Mentre Haftar è l’uomo forte del governo di Tobruk. L’attesa di notizie certe non impedisce di riconoscere i suoi meriti. Riuscì a sopravvivere alla furia di Gheddafi, rifugiandosi negli Stati Uniti. Tornato in Libia, dopo lo scoppio della guerra civile, dimostrò non soltanto capacità militari, ma anche diplomatiche, al punto da conquistare il pieno appoggio di Russia, Egitto e Francia, di cui era diventato l’uomo di fiducia. Il 25 luglio 2017, Macron lo invitò a Parigi per chiarire al nostro governo che Haftar avrebbe avuto un ruolo di primo piano nel futuro della Libia come curatore degli interessi francesi. La mossa non piacque ad Angelino Alfano, ministro degli Esteri, che rilasciò una dichiarazione risentita, ma il generale avrebbe continuato a raccogliere successi, grazie anche al cambio di guardia alla Casa Bianca. Obama si era impegnato a sostenere il governo di Tripoli, assicurando sostegno all’Italia che però fu ritirato da Trump: «Non vedo alcun ruolo degli Stati Uniti in Libia», disse durante un incontro con Paolo Gentiloni alla Casa Bianca, il 20 aprile 2017. I sostenitori del generale libico erano troppo grandi e potenti per essere bilanciati, senza un impegno determinato degli americani. Haftar lo sapeva. Debolissimo al cospetto dell’Italia, si disse pronto a sparare sui soldati italiani, in una dichiarazione del 3 agosto 2017, che fece il giro del mondo.
Se anche fosse morto, i problemi in Libia resterebbero invariati per l’Italia. I sostenitori di Haftar erano tre. Ognuno di loro è determinato a non disperdere il vantaggio acquisito finora. La Russia non vuole perdere la possibilità di costruire una base navale in Libia per accrescere la sua presenza nel Mediterraneo, tanto più che le sue basi in Siria non sono più sicure come un tempo. Sarebbe uno dei più grandi successi strategici di tutta la carriera politica di Putin.
Mentre la Russia vorrebbe entrare in Libia per bilanciare gli Stati Uniti, la Francia vorrebbe entrarvi per contenere l’Italia. Sia chiaro: Macron non ha alcun risentimento personale verso gli italiani. La questione è puramente politica. L’Italia è una delle più grandi potenze del Mediterraneo, mentre la Francia ambisce a essere la più grande di tutte. È comprensibile, dal momento che ha tutte le carte in regola per esserlo. Ha la bomba atomica, una popolazione e un Pil superiori a quelli dell’Italia, un impero coloniale in Africa, a cui bisogna aggiungere un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu che le consente di bloccare qualunque risoluzione.
Quanto all’Egitto, la morte del generale sarebbe causa di preoccupazione. Con Haftar in vita, la Cirenaica è un’estensione del territorio dell’Egitto, ai cui aerei è concesso di bombardare le postazioni dei nemici di al-Sisi. Haftar voleva impedire ai soldati italiani di soccorrere il governo di Tripoli, ma ha consentito ai soldati egiziani e a quelli francesi di entrare in Libia a piacimento. Sbarrava il passo agli italiani e spalancava la porta a tutti gli altri. Non è per biasimarlo, ma per lodarlo. Questo è la politica internazionale, di cui Haftar può essere considerato, o forse ricordato, come un protagonista nel Mar Mediterraneo. È stato grande, essendo piccolo. Accade soltanto a chi, conoscendo la politica, volge tutto in suo favore.

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