Catalogna: mossos, piazze e proteste, ecco lo spettro della guerra civile

Catalogna: mossos, piazze e proteste, ecco lo spettro della guerra civile
di Mauro Evangelisti
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Sabato 28 Ottobre 2017, 07:40
Catalani contro catalani, polizia contro polizia, ora la situazione rischia davvero di essere ingovernabile. Carles Puigdemont, presidente della Generalitat destituito dal governo centrale, alla sera riunisce il governo e ripete ai cittadini: «Servono pace, civiltà e dignità per mantenere viva la mobilitazione. E' nelle vostre mani il rafforzamento della Catalogna». Ma il clima è rovente.

Riviviamo la giornata di ieri. Barcellona non è una città molto estesa. Parc della Cittadella, sede del Parlamento catalano: sono le prime ore del mattino quando i Mossos d'Esquadra blindano l'area, mentre a migliaia arrivano manifestanti indipendentisti, pronti a festeggiare la nascita della Repubblica.

IL VOTO
Dentro ci sono, oltre a un migliaio di rappresentanti dei media di tutto il mondo, settecento sindaci pro indipendenza che intonano cori. Alle 15.30 ecco i pianti, gli abbracci, i canti, perché il voto della dichiarazione di indipendenza, a differenza del 10 ottobre quando l'illusione durò pochi istanti, c'è stato. La folla si sposta nella bellissima plaça de Sant Jaume, di fronte al Palazzo della Generalitat, si festeggia, sono settemila. Cambio di scena: su centinaia di smartphone arriva un messaggio WhatsApp, invita a scendere sì in piazza, ma per difendere la Spagna, per contrastare gli indipendentisti. Albert, studente unionista: «Io sono contrario all'indipendenza, ma non vado, tira una brutta aria, ma molti amici stanno andando, a plaça d'Artós, dove c'è una manifestazione spontanea contro questa locura». Siamo a sei chilometri dalla sede della Generalitat, per fortuna i due gruppi dalle idee opposte, ma con lo stesso grado di surriscaldamento degli animi, non s'incrociano. Altre manifestazioni filo spagnole nell'hinterland, a Hospitalet; in 400 marciano con le bandiere spagnole in via Laietana. Per domani a Paseig de Gracia è stata convocata una altra maxi manifestazione contro l'indipendenza. Sintesi: quanto a lungo potrà resistere questa convivenza che spacca a metà la società catalana, che divide famiglie e amici, e che ogni giorno rischia di vedere manifestare gruppi pro e contro l'indipendenza, con possibili infiltrazioni dei violenti?

L'ARRESTO
Altro problema: cosa succederà se il giudice ordinerà l'arresto di Puigdemont? Il presidente, destituito, si farà difenderà dai Mossos d'Esquadra che andrebbero così allo scontro con i corpi nazionali di polizia (Policia nacional e Guardia civil, sono diecimila gli agenti che dalla fine di settembre sono a Barcellona, inviati dal resto della Spagna)? Chi conosce Puigdemont ritiene improbabile che arrivi a tanto perché sarebbe come innescare una guerra civile. Più probabile che possa rifugiarsi in una ambasciata straniera o, visto che non è consigliabile per lui andare a Madrid, che comunque trovi il modo di chiedere aiuto a un'altra nazione, ad esempio l'Ecuador nella cui ambasciata trovò rifugio Assange. La verità è che si naviga a vista e nessuno può neppure prevedere quale sarà la reazione dei Mossos, 17 mila agenti fino ad oggi fedeli alla Generalitat. Altro dubbio: cosa faranno dirigenti e funzionari della macchina amministrativa? Rispetteranno gli ordini di Madrid? Le incognite sono enormi e proprio per limitare al massimo questo periodo di incertezza che rischia di essere una umiliazione per i catalani, Rajoy ha convocato le elezioni per una data così ravvicinata, il 21 dicembre.