Il partito dell’elefante arriva alle “assemblee elettorali” del Nevada con il risultato delle primarie della Carolina del sud fresco fresco. Trump ha vinto nello Stato del sud, Marco Rubio e Ted Cruz sono arrivati secondo e terzo, a meno di mezzo punto di distanza l’uno dall’altro. Per l’appunto proprio Jeb Bush ha abbandonato la gara, cioé l’unico candidato che aveva raccolto un solido sostegno da parte degli elettori latino-americani. Quindi ci troviamo oggi ai caucus di uno Stato che vanta una fortissima presenza latino-americana con Donald Trump come front-runner, cioé un candidato che ha gridato epiteti offensivi contro i clandestini, ha proposto di estradarli tutti in massa, per poi costruire un muro al confine con il Messico che li tenga fuori.
In teoria dunque si dovrebbero avvantaggiare i due candidati ispanici, Marco Rubio e Ted Cruz, entrambi di origini cubane. Cruz in particolare dovrebbe essere ancor più avvantaggiato per le sue posizioni religiose conservatrici che piacciono ai mormoni, che nel corso degli ultimi decenni sono emigrati nel Nevada dal confinante Utah, e vi costituiscono una forte minoranza molto politicizzata. Un sondaggio condotto dalla Nbc dava invece ancora Trump in testa con il 33 per cento, seguito da Rubio con il 23 e Cruz con il 22. Distanziati gli altri due candidati ancora in gara, John Kasich e Ben Carson.
E tuttavia gli stessi funzionari del partito suggerivano cautela: i sondaggi nel Nevada sono poco affidabili, perché nel 2012 il partito non ha pensato di registrare i nomi degli elettori che erano andati a votare, quindi ogni rilevazione è condotta non presso coloro che votano per davvero, ma presso tutti coloro che sono registrati come repubblicani. Considerato che solo il 10-15 per cento dei 400 mila “registrati” poi davvero vota, è facile capire che ogni sondaggio va preso “cum grano salis”.
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