Sciopero dell'hamburger: «Stipendi da fame», dipendenti fast-food paralizzano gli Usa

Sciopero dell'hamburger: «Stipendi da fame», dipendenti fast-food paralizzano gli Usa
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Giovedì 5 Dicembre 2013, 20:48 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 17:26
NEW YORK - Non si pu sopravvivere con 7,25 dollari l'ora, Non riusciamo a dare da mangiare ai nostri bambini. questo il grido di disperazione dei lavoratori dei fast-food americani, che hanno deciso di incrociare le braccia e di scendere in piazza contro le loro paghe da fame. La storica protesta, che lascia per un giorno l'America senza hamburger, è per l'aumento del salario minimo di 7,25 dollari, quello che anche il presidente Barack Obama ha ribadito di voler alzare lanciando un appello al Congresso. Se l'inquilino della Casa Bianca prevede nella sua agenda un aumento a 10,10 dollari l'ora, i dipendenti dell'industria 'mordi e fuggi' ne reclamano 15.



Una richiesta già bocciata dalla National Restaurant Association, che rappresenta le imprese americane nel settore della ristorazione: «Partire da una richiesta di 15 dollari l'ora significa non volere il dialogo». Manifestazioni si sono svolte in numerose città. Almeno 100, secondo gli organizzatori. A New York come a Washington, Detroit e Chicago, i lavoratori hanno urlato la propria rabbia, determinati a proseguire quella che è stata già definita «la guerra dei salari». Ironici i cori e i canti in vista delle festività natalizie: «Jingle bells, jingle bells, jingle all the way. It's no fun, to survive, on low low low low pay» («non è divertente sopravvivere con paghe così basse»).



A New York, i manifestanti si sono ritrovati in strada di primo mattino davanti ad alcuni dei punti McDonald's e Burger King con fischi e tamburi, urlando slogan del tipo: «Paghe a 15 dollari, Viviamo meglio!». Mentre un gruppo è riuscito ad occupare il frequentantissimo McDonald's di Times Square, sempre pieno di turisti in tutte le ore del giorno e della notte.



A Detroit, in Michigan, centinaia di persone hanno organizzato sit in fin dalle prime ore del giorno. «Ho bisogno di una paga migliore perchè con 7,40 dollari l'ora non riesco a prendermi cura di mio figlio. Sono un genitore single», ha sottolineato Julius Waters, 29 anni. Stessa scena anche ad Atlanta, dove i dipendenti hanno organizzato un corteo. Alcuni dei dimostranti hanno spiegato: «Vogliono mantenere povera la gente che lavora. Farla lavorare ma non darle i soldi necessari per portare il cibo a tavola o educare i propri figli».



Intanto nella capitale Washington e nell'intero District of Columbia all'unanimità è stato votato un innalzamento graduale del salario minimo dagli attuali 8,25 dollari l'ora a 11,50 dollari entro il 2016. Nel resto degli Stati Uniti la paga minima è stata finora innalzata solo in New Jersey, a 8,25 dollari l'ora, in California a 10 dollari l'ora entro il 2016, e nell'area nello Stato di Washington in cui si trova l'aeroporto di Seattle-Tacoma a 15 dollari l'ora. Nella capitale, un gruppo di 53 membri del Congresso è sceso in campo per appoggiare la lotta dei lavoratori, e ha inviato una lettera ai numeri uno delle principali catene americane per sollecitare un aumento delle paghe.



Nel testo - indirizzato ai Ceo di McDonald's, Wendy's, Dominòs Pizza, Burger King and Yum Brands, Pizza Hut e Taco Bell - i parlamentari, tutti democratici, si dicono «orgogliosi di stare con i lavoratori che proseguono nella loro battaglia per un'economia che dia benefici a tutti». Mentre Harry Raid, leader dei senatori democratici, ha promesso entro fine anno un voto da parte di Capitol Hill sull'aumento del minimo salariale.
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