CONFERME E SMENTITE
La diffusione della notizia ha scatenato una enorme quantità di conferme e di smentite. E la vicenda è diventata un giallo. In serata è arrivata una parziale conferma: «È vero, è stato ricoverato ma è già stato dimesso e sta assolvendo al suo ruolo di comandante». Insomma, il mistero rimane. E la ragione è chiara: non può sfuggire, infatti, quanto determinante sia il ruolo di Haftar nella crisi libica. Un suo malessere, di qualsiasi natura, proprio adesso che ad agitare lo scacchiere internazionale c'è già la Siria, peggiorerebbe ulteriormente la situazione al di là del Mediterraneo.
A fare ulteriore confusione ci hanno pensato i media libici e arabi: alcuni specificando che il generale era stato ricoverato in seguito a un ictus e che sarebbe stato trasferito dalla Giordania alla Francia per essere curato. Altri, che fosse stato colpito da un attacco cardiaco. Oppure che avesse avuto «un disturbo polmonare o di pressione arteriosa irregolare», se non addirittura che fosse morto.
Quali, dunque, le reali condizioni? Per l'emittente televisiva libica 218tv.net, che cita fonti vicine ad Haftar, il capo delle forze armate sarebbe stato dimesso ieri sera dall'ospedale di Parigi nel quale si era recato a seguito di un ictus. E ora il suo stato di salute sarebbe buono. Tanto che - rinforzano le fonti locali - ieri avrebbe addirittura incontrato l'erede al trono saudita, principe Mohammed Bin Salman, in una riunione a porte chiuse nella capitale francese.
LO SCONTRO
Nel frattempo, nonostante sia lontano da Tobruk, le sue truppe hanno iniziato ad ammassarsi intorno a Derna, dopo che quindici giorni fa l'aviazione da lui comandata aveva bombardato le postazioni del gruppo armato ciadiano ribelle Consiglio del comando militare per la salvezza della Repubblica, facendo presagire una fase collaborativa con il presidente del Ciad. Appare evidente, quindi, che eventuali cattive condizioni di salute rappresentino un elemento di ulteriore destabilizzazione in un fazzoletto di Libia assolutamente strategico. Si fa concreto il rischio che il Mediterraneo diventi un secondo campo di battaglia, con diversi protagonisti coinvolti, in un momento particolarmente grave come quello che si sta consumando in Siria.
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