La guerra ai big dell'hi-tech, si muovono i governi: in arrivo nuovi vincoli e regole

La guerra ai big dell'hi-tech, si muovono i governi: in arrivo nuovi vincoli e regole
di Andrea Andrei e Flavio Pompetti
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Giovedì 25 Gennaio 2018, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 09:47
«I big data sono la materia prima del ventunesimo secolo. La linea di confine tra chi ne avrà il possesso e chi ne sarà escluso segnerà le sorti della democrazia, della partecipazione, e della prosperità economica. Se non ci muoveremo con la dovuta cautela, rischiamo il ritorno dei luddisti». Le parole pronunciate ieri della cancelliera Angela Merkel dal podio di Davos, affrontano il cuore del dibattito in corso. Da una parte ci sono le promesse fantastiche che la rivoluzione tecnologica offre (il ceo di Google, Sundar Pichai, parla di evento destinato a far progredire l'umanità ben oltre il balzo compiuto con la scoperta del fuoco); dall'altra la minaccia che tale trasformazione, come tutte quelle che l'hanno preceduta, si lasci alle spalle uno stuolo di sconfitti: dai paesi meno capaci a contribuire all'innovazione, ai milioni di lavoratori che non trovano posto nella nuova economia. E che la sconfitta si traduca nella rabbia di chi, come i gruppi dei luddisti del primo 800, distruggeva le macchine per la tessitura per protestare contro l'inizio della rivoluzione industriale.

I DATI DEL SETTORE
L'idea di combattere contro la tecnologia dell'informazione si scontra con i dati della crescita già raggiunta dal settore. Una dozzina d'anni fa quattro delle prime cinque aziende nel mondo per capitalizzazione erano nel settore dell'energia, con il petrolio che regnava come materia prima, e con una sola incursione dal mondo della tecnologia informatica: Microsoft. Oggi in quell'Olimpo ci sono quattro società di I Tech, con l'inclusione al quinto posto della Exxon. Quest'ultima ha una capitalizzazione pressoché invariata di 373 miliardi mentre Apple, che conduce la classifica, vale 892 miliardi di dollari. Nel solo settore della pubblicità digitale, il monopolio di Facebook e Google a livello mondiale è del 46,6%, negli Usa del 77%. Misure di controllo paiono dunque inevitabili.
Tutti i governi del mondo inseguono i profitti di Google e Amazon nel tentativo di tassarli, e allo stesso tempo cercano di inserirsi nella lotta all'acquisizione dei mega data. Quanto all'occupazione, sarà necessario adeguarsi: un problema che gli Stati hanno già cominciato a porsi. Un protagonista del settore come Jack Ma (Alibaba Group), dal pulpito di Davos ha riproposto che i modelli dell'educazione scolastica si evolvano per diventare più flessibili, in risposta al passo veloce del cambiamento. Ma sarà impossibile evitare del tutto la tentazione luddista.
C'è di più. «I social media sono come il fumo. Fanno male alla salute». Certo come paragone è un po' estremo, ma ancor più significativo è da dove proviene l'analogia. Cioè non da un'istituzione o da una severa autorità di regolazione, ma da una personalità di spicco della Silicon Valley. Marc Benioff, da ben 17 anni a capo dell'azienda di cloud computing Salesforce, ai microfoni della Cnbc non usa mezzi termini: «Bisognerebbe regolare il fenomeno dei social come quello delle sigarette». Allo stesso modo infatti «si tratta di prodotti che danno dipendenza e che sono potenzialmente dannosi». Perciò, secondo Benioff, è giusto che il governo intervenga nella regolamentazione del settore tecnologico per fare chiarezza sugli eventuali rischi a cui gli utenti, in particolar modo i più giovani, sono esposti.
E tuttavia, nonostante il sentimento di Benioff si vada diffondendo, è difficile credere che le leggi, almeno in un prossimo futuro, possano partire da tali presupposti per meglio guidare il fenomeno.
Discorsi come i suoi erano però impensabili fino a qualche mese fa, cioè prima che in occasione delle elezioni americane scoppiasse la bufera fake news che ha investito i social network e Facebook in particolare. Questi ultimi ora cercano di correre ai ripari e riconquistare la fiducia dei propri utenti: il social di Zuckerberg ha annunciato negli ultimi giorni di aver aggiornato il proprio algoritmo per dare la possibilità alle persone di selezionare in autonomia le fonti di informazione che ritengono più affidabili e di aver ampliato il team che si occupa di filtrare i contenuti per arginare il dilagare della violenza online. Ma si tratta di toppe forse peggiori del buco.

TECNOLOGIA PERVASIVA
Ciò che invece appare sempre più evidente anche al mondo politico ed economico è quanto sia complicato porre dei limiti ad aziende che per loro natura abbattono qualsiasi tipo di barriera (fisica e temporale) e che permeano profondamente tutti gli aspetti della società. Vietare la vendita delle sigarette ai minori di 16 anni o impedire che le persone fumino nei locali pubblici è semplice, ma come si fa a inibire l'uso di strumenti che non solo possono essere utilizzati per finalità completamente diverse, ma che sono diventati parte indissolubile delle relazioni sociali, del lavoro, del business, dell'intrattenimento? Una missione pressoché impossibile.
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