E il governatore della Banca di Grecia, Yannis Stournaras, parlando a Londra afferma che «un accordo è molto vicino» tra Grecia e partner europei, aggiungendo anche che Francoforte «presto riesaminerà» la deroga, rimossa il 4 febbraio, che fino ad allora consentiva l'accesso ai finanziamenti diretti, e sottolineando che l'ipotesi di un'uscita della Grecia dall'euro «non è fra le opzioni», perchè porterebbe «enormi costi» per la popolazione a fronte di benefici effimeri.
Ma la fase negoziale è delicata e la cautela è d'obbligo, tanto che anche la stessa Bce da una parte allenta il pressing su Atene e aumenta a 71 miliardi la liquidità d'emergenza Ela alle banche, dall'altra, però, conferma il divieto di ulteriori acquisti di titoli di Stato greci. «Qualche giorno fa ero pessimista, non c'erano progressi, ora siamo tornati a una dinamica più normale e spero si giungerà a una conclusione» positiva, ha detto Juncker al Parlamento europeo. Il presidente ieri ha telefonato a Tsipras, il quale gli ha assicurato che presenterà la lista di riforme all'inizio della prossima settimana. Ci sarebbero anche l'aumento dell'iva e la riforma delle pensioni, gradite all'Ue.
Fonti di Governo, però, chiariscono che l'esecutivo «è pronto a impegnarsi a realizzare le riforme se c'è l'impegno a farci respirare» sul fronte della liquidità. Quindi prima l'esborso di una parte di aiuti e poi l'attuazione delle riforme, cioè tutto il contrario di quello che vogliono i partner europei e le istituzioni.
L'Europa non è disposta a fare passi verso la Grecia fino a che non rispetterà l'accordo del 20 febbraio, cioè presenti una lista valida di riforme approvata anche dal "Brussels Group" o ex Troika. È per questo che oggi l'Euro Working Group, la riunione di tecnici dell'Eurogruppo, ha chiuso alla possibilità che il fondo salva-Stati Efsf rimborsi ad Atene gli 1,2 miliardi che Tsipras sostiene di aver versato in più all'Efsf.
«Legalmente non c'è stato un pagamento in eccesso», chiariscono i tecnici che hanno analizzato il caso. Lasciando però intendere che, volendo, si potrebbero anche trovare delle soluzioni "creative", se l'Eurogruppo volesse. Il messaggio dall'Ue è chiaro: non ci sarà nemmeno un euro senza attuazione degli accordi e quindi delle riforme.
Il rischio di stallo è quindi sempre dietro l'angolo: «Perchè il governo dovrebbe alienarsi il sostegno popolare se è di fronte, come dice Soros, a un lose-lose, ossia ci perde comunque?», spiega la fonte ellenica.
Ecco perchè l'esecutivo Tsipras sarebbe orientato a «impegnarsi a realizzare le riforme se ci date respiro», venendo incontro alle esigenze immediate di liquidità.
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