Gran Bretagna, allarme dell'intelligence: «Il Paese prossimo obiettivo dell'Isis dopo i raid in Siria»

Gran Bretagna, allarme dell'intelligence: «Il Paese prossimo obiettivo dell'Isis dopo i raid in Siria»
di Federica Macagnone
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Venerdì 4 Dicembre 2015, 16:22 - Ultimo aggiornamento: 17:08
Gran Bretagna nel mirino dell'Isis. Secondo fonti delle intelligence americana ed europea citate dalla Cnn, il Paese è sempre più nel mirino dello Stato Islamico: membri dell'Isis in Siria e in Iraq, infatti, punterebbero ad attaccare il Regno Unito dopo essere stati esortati a tornare nel Paese per colpire.

Il Regno Unito, da una manciata di giorni coinvolto direttamente nei raid aerei in Siria, è ora ufficialmente il prossimo target dei jihadisti, che tramite i loro account su Internet hanno inondato la Rete di minacce di attacchi contro obiettivi britannici e sul suolo d'Oltremanica.

«Non prendetevela con l'Islam quando vi colpiremo» si legge in alcuni scarni comunicati fatti circolare sul web e «Londra dopo Parigi» è uno degli slogan più ripetuti dai profili che esibiscono le insegne dell'Isis. Inoltre, i militanti in Siria e in Iraq sarebbero stati esortati a tornare sul suolo britannico per prepararsi a compiere attacchi.

L'allerta è stata data dalle intelligence europea e americana che avrebbero raccolto informazioni sulla possibilità concreta di atti terroristici, anche se non è chiaro quanto il pericolo sia imminente.
Dal canto suo, il ministero della Difesa di Londra ha diffuso il primo bollettino militare con l'esito dei raid aerei in Siria effettuati con jet di stanza nella base della Raf a Cipro, al largo delle coste siriane: il primo bilancio è di sei obiettivi colpiti nell'est siriano al confine con l'Iraq, dove si trova il campo petrolifero di Omar che, secondo le autorità inglesi, fornisce il 10% dei profitti che l'Isis ricava dal petrolio.

Il premier David Cameron aveva messo le mani avanti affermando che l'operazione in Siria richiede «pazienza». «Quel che chiediamo ai nostri piloti è complesso e difficile» aveva aggiunto il premier, assicurando che gli alleati di Londra saranno al fianco della Gran Bretagna.

Intanto, gli alleati nella lotta allo Stato islamico plaudono gli attacchi in Siria. «L'Isis è una minaccia globale che deve essere sconfitta con una risposta globale» ha detto il presidente americano Barack Obama, plaudendo l'intervento militare britannico in Siria. Gli fa eco il presidente francese Francois Hollande, secondo il quale i raid sono una «nuova risposta all'appello alla solidarietà degli europei» lanciato dopo gli attacchi di Parigi.

La Russia, che da due mesi bombarda la Siria a sostegno del regime del presidente Bashar al Assad e dell'offensiva di terra iraniana, ha ribadito il suo «benvenuto a qualsiasi azione volta alla lotta contro il terrorismo, a combattere l'Isis». Ma Dmitri Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin, ha rinnovato l'invito a creare una «coalizione unica» che combatta il «terrorismo» in Siria.

La Russia, come il regime di Damasco, considera «terrorista» chiunque si opponga al governo del presidente Bashar al Assad. Proprio da Damasco sono arrivate le critiche, indirette, alla decisione britannica di bombardare l'Isis in Siria. Il quotidiano Baath, dell'omonimo partito che è al potere da oltre mezzo secolo, ha definito quella di Cameron una «campagna di pubbliche relazioni e un contributo alla «violazione della carta delle Nazioni Unite», in riferimento al fatto che i raid di Londra avvengono senza un'autorizzazione formale di Damasco.

Attivisti di Raqqa, nel nord della Siria, affermano invece - come avevano già fatto quando la Francia aveva avviato i bombardamenti sulla “capitale” dell'Isis in Siria - che i raid aerei non sconfiggeranno i jihadisti ma porteranno solo più sofferenza ai civili.