Giubileo, aperte porte Sante a Betlemme e Gaza

Giubileo, aperte porte Sante a Betlemme e Gaza
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Venerdì 25 Dicembre 2015, 11:28
L'apertura della Porta Santa, il richiamo all'Anno della Misericordia e alle tragedie che sono accadute nel mondo. Ma malgrado tutto la speranza di una pace nel mondo. Questo il messaggio di Natale del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, per la messa di Mezzanotte. Alla celebrazione nella chiesa di Santa Caterina, nel complesso della basilica della Natività, riferisce la Radio Vaticana, hanno assistito fedeli da tutto il mondo, insieme ai cristiani locali. Anche quest'anno, come consuetudine, era presente il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas). La notte di Natale ha avuto il suo culmine nella messa presieduta dal patriarca Twal, che poco prima della mezzanotte ha aperto la Porta della Misericordia «nella speranza che l'attraversino molti fedeli e pellegrini durante quest'anno di Giubileo», ha detto nella sua omelia letta dal vicario patriarcale di Gerusalemme, mons. William Shomali. Un'omelia incentrata in particolare su quest'Anno Santo, in cui «Il volto misericordioso di Dio è l'essenza di questo Natale». «La misericordia deve comprendere tutti, vicini e lontani, coloro che amiamo e coloro che destiniamo», ha scritto nella sua omelia il pastore della Chiesa madre di Gerusalemme. Un accenno è poi andato alla situazione attuale: «Il nostro cuore è con i milioni di rifugiati, i prigionieri e le vittime della violenza e del freddo pungente - ha proseguito -. È con coloro che fuggono dalle zone di conflitto, attraversando il mare con mezzi di fortuna, e trasformandolo in un gigantesco cimitero». E ancora «Il nostro pensiero va alle vittime del terrorismo, dovunque siano e a qualunque popolo appartengano. Sono tutti fratelli in umanità». L'omelia del Patriarca è poi continuata: «La misericordia non è un segno di debolezza, ma un 'espressione dell'onnipotenza divina, che si esprime nel suo massimo grado nella misericordia e nel perdono». È stato un appello, quello di Twal, «a tutti coloro che hanno in mano il destino dei popoli, a coloro che fanno scelte politiche portatrici di morte, perchè si pentano e facciano prevalere la dignità dell'uomo sui loro interessi materiali». «In questa notte - ha concluso - in cui celebriamo la nascita del Principe della Pace e della Misericordia, siamo venuti a pregare perchè si trasformi la faccia della terra, perchè il mondo divenga un luogo accogliente e sicuro, dove regnino la pace al posto della rivalità, la misericordia al posto della vendetta e la carità al posto dell'odio». Nella stessa ora veniva celebrata la messa nella Grotta della Natività presso l'altare della mangiatoia, in un susseguirsi di canti, preghiere e tanta commozione, per i cristiani della parrocchia latina di Betlemme.
Al termine della celebrazione il patriarca è sceso in processione nella Grotta con il Bambino, per porlo nel luogo della nascita di Gesù.


Gaza
Con una messa celebrata nella piccola parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, ha aperto la porta santa. Così anche la comunità cristiana di Gaza, impossibilitata ad uscire dal territorio, da domenica scorsa può compiere il gesto simbolico del Giubileo della Misericordia. Gli auguri di pace per il nuovo anno. A varcare la Porta Santa a Gaza saranno in tutto poco meno di 200 fedeli, guidati dal parroco, padre Mario da Silva. Un anno da vivere in mezzo ad «un odio crescente» causato dalle guerre, ben tre negli ultimi nove anni, e da una «ricostruzione, che procede con lentezza, ha spiegato padre Mario al Sir. La disoccupazione è drammatica. Quella giovanile si attesta al 40%. Non ci sono soldi per vivere - ha riferito il parroco -. E i giovani non possono emigrare perchè non viene loro permesso. Possiamo contare solo sugli aiuti umanitari esterni, quando viene concesso di entrare nella Striscia». Dal 2007, infatti, Israele impone alla Striscia un blocco di merci e non solo. La popolazione subisce la mancanza di acqua, luce, carburante, materiali per la ricostruzione e generi di prima necessità. «Nel nostro piccolo cerchiamo di spargere semi di perdono e di riconciliazione, innanzitutto fra di noi - ha detto padre Mario - tra i cristiani possiamo predicare il Vangelo ma non tra i musulmani con i quali cerchiamo di tessere relazioni di rispetto e conoscenza anche attraverso la solidarietà. Muoversi in questo clima di odio è difficile, e sono convinto che più di tante parole valga l'esempio. Vivere in armonia ci fa stare meglio soprattutto se intorno a noi trionfano abusi e ingiustizie». L'apertura del Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco, ha osservato padre Mario è, per i cristiani di Gaza, «come un bicchiere di acqua fresca per l'assetato, un tempo di verifica e di impegno per proseguire con coraggio sulla strada tracciata dal Vangelo». «E pensare - ha rivelato sorridendo - che all'inizio erano due le Porte Sante previste nella diocesi: una a Nazareth e l'altra nella basilica del Getsemani, presso l'Orto degli Ulivi, a Gerusalemme. Abbiamo detto al patriarca Fouad Twal che sarebbe stato impossibile, per noi, uscire dalla Striscia per venire a celebrare il Giubileo. Così ha voluto che nella nostra parrocchia fosse aggiunta una terza porta santa». È stato quindi lo stesso patriarca ad aprirla il 20 dicembre in occasione della tradizionale celebrazione natalizia.
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