Risveglio da incubo. Sono tanti i casi che ci sono registrati negli ultimi anni: è successo, ad esempio, a Caroline Coote, inglese di 48 anni, che ha raccontato i momenti da incubo vissuti durante un intervento alla cistifellea: l'anestesia non è andata correttamente in circolo e lei si è risvegliata senza però poter muovere un muscolo che le consentisse di fermare i medici. Altro caso è quello di Rachel Benmayor. Un incubo vissuto in coincidenza con la nascita del figlio: durante la gravidanza, infatti, i medici si accorsero che la pressione della donna continuava a salire: riscontrata la preeclampsia, i medici decisero di effettuare un taglio cesareo in anestesia generale. Rachel ricorda di essere stata portata in sala operatoria, l'iniezione nel braccio, la mascherina, il suo compagno Glenn e l'ostetrica Sue accanto a lei. Poi il buio. «Il primo ricordo che ho, dopo aver ripreso coscienza, è stato quello di un forte dolore - ha racconto al Guardian - Sentivo degli echi e un ticchettio. Poi una pressione incredibile sulla mia pancia, come se un camion continuasse a passarmi addosso. Non sapevo dove fossi. Non sapevo che mi stavano operando: sentivo il più terribile dei dolori». Rachel era sveglia, o meglio, lo era la sua mente: ogni muscolo era totalmente immobilizzato, rendendola incapace di fermare i dottori. Per settimane, dopo essere tornata a casa, ha avuto attacchi di panico durante i quali sentiva di non riuscire a respirare.
Resistenza all'anestesia. Nel caso di Anne Lord le circostanze sono diverse: non si tratta di un errore dell'anestesista. Il suo è un caso di “resistenza” del corpo ai farmaci che avrebbero dovuta addormentarla. La donna, di Besançon, in Francia, ricorda ogni singolo attimo del suo intervento di rimozione di un cancro al colon al Llandough hospital di Cardiff. «Mi sono svegliata e ho sentito gridare - ha raccontato - Ho detto a chiunque stesse urlando di tacere, ma mi hanno detto che ero io che urlavo. Sono riuscita a sganciare un piede e ho dato un calcio al petto del chirurgo: l'ho catapultato su uno sgabello». Anne ricorda di aver ricevuto tre volte la quantità normale di anestetico, ma la sua è una forma di resistenza agli anestetici: «È una cosa di famiglia: era così per mia madre ed è lo stesso per uno dei miei figli».
Le ripercussioni. Si tratta di esperienze sconvolgenti che possono portare a traumi, attacchi di panico e danni psicologici. Nel 2006, la American Society of Anesthesiologists ha detto che questi episodi, anche se da considerare rari, possono condurre a significative problematiche psicologiche e provocare forme di disabilità che durano anche a lungo.
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