I testimoni parlano di 100 gabbie, alcune fatte sfilare su pick up per le strade, altre posizionate sui tetti delle case per fermare i bombardamenti dell'aviazione governativa: donne terrorizzate e uomini, molti dei quali soldati dell'esercito di Assad, come sottolinea il Times, chiedevano di essere liberati nei video che sono stati pubblicati on line.
«Ci auguriamo che gli aerei da guerra russi non colpiscano mai più civili – dice Mervat Ali, di Qardaha - Stiamo vivendo nella paura». Il sobborgo, come la vicina Douma, sono stati polverizzati dagli attacchi russi e siriani: “Medici senza frontiere” ha confermato che venerdì scorso almeno 70 persone sono state uccise e 500 sono rimaste ferite in una serie di attacchi aerei contro Douma. L'ospedale dove opera l'organizzazione è stato duramente colpito e almeno sei persone sono morte dopo i bombardamenti di lunedì.
«Due torti non fanno una ragione – ha detto Nadim Houry direttore del programma mediorientale di Hrw – Non si possono proteggere dei civili mettendo in pericolo altri civili. Ci deve essere un'azione coordinata da attori internazionali».