Fukushima, una finta foresta di bambù per la bonifica anti-nucleare. Obiettivo guadagni illeciti

La centrale di Fukushima nel 2011
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Venerdì 12 Maggio 2017, 16:28
Fukushima sei anni dopo. In Giappone, una società incaricata di bonificare il terreno contaminato attorno alla centrale nucleare drammaticamente danneggiata dal terremoto è accusata di aver falsamente riprodotto una foresta di bambù per ottenere compensi più elevati. I fatti risalgono all'indomani del triplice disastro del 2011. Tra le compagnie selezionate per decontaminare i boschi compromessi dalle radiazioni erano state stabilite parcelle equivalenti a 500 yen (4 euro) per metro quadro all'interno della foresta. Nelle aree della selva in cui erano concentrati gli alberi di bambù di un certo diametro l'indennizzo era 10 volte più elevato, pari a 4.600 yen.

A differenza della bonifica tradizionale del bosco, infatti, dove le imprese si limitavano a raccogliere le foglie, le foreste di bambù richiedevano il taglio delle canne.
Le autorità comunali di Fukushima - avvertite di una possibile frode in corso d'opera - hanno scoperto che la società aveva impiantato nel terreno finti cilindri di bambù per l'evidenza fotografica, su una superficie di almeno 2.500 metri quadri. Secondo i calcoli del comune la somma corrisposta erroneamente ammonta a circa 10 milioni di yen (l'equivalente di 81 mila euro). Un manager della società accusata della frode ha ammesso di aver fatto scattare le foto in modo che la foresta apparisse densa di bambù e promesso che la somma ricevuta illegalmente sarà restituita.
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