Francia, nel quartier generale di Macron a Paerigi si respira aria di vittoria. Ma già si pensa alle politiche di giugno

Francia, nel quartier generale di Macron a Paerigi si respira aria di vittoria. Ma già si pensa alle politiche di giugno
di ​Mario Ajello
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Sabato 6 Maggio 2017, 13:40 - Ultimo aggiornamento: 16:29
dal nostro inviato Mario Ajello
Parigi - Piove nel giorno della vigilia delle elezioni. E piove anche in Normandia. E' lì, nel paesino di Touquet, dove risiede e domani voterà insieme alla moglie Brigitte, che Emmanuel Macron, il vincitore annunciato, passa le ultime ore da candidato presidente. Prima di tornare a Parigi, dove già sono in corso nella spianata del Louvre i preparativi per la festa di domenica sera, a risultato ottenuto. Anche se pesano due incognite sull'esito della partita: l'affluenza alle urne - un forte astensionismo facilita Marine Le Pen - e le seconde preferenze degli elettori dei candidati esclusi. Anche se si assottiglia ora dopo ora il numero dei francesi che, dopo aver votato il candidato della sinistra radicale e populista, Melenchon, sarebbero orientati a disertare le urne o a votare per la Le Pen.

Dunque, nella Parigi sonnacchiosa e bagnata della vigilia, il clima dentro il quartier generale di Macron nella zona di Convention, a due passi da Montparnasse, è di soddisfazione. E manca la superstizione, evidentemente. "Il peggio arriverà dopo la vittoria", confida una delle ragazze volontarie, le chiamano le macronettes, in questo palazzetto vetrato di sei piani dove si sfogliano gli ultimi sondaggi riservati e il 62 per cento per il candidato di En Marche viene considerato sicuro. Già si ragiona sulle elezioni politiche di giugno, sperando nell'onda lunga di queste presidenziali, ovvero si punta ad evitare la coabitazione con un premier di centrodestra, se Macron - il cui movimento ha appena un anno di vita e non ancora una struttura capillare nelle immense province francesi - non avrà la maggioranza.

Intanto però, fa notare al quartier generale parigino Sylvain Fort, capo comunicazione di Macron scrittore, critico musicale, un dottorato in lettere alla Sorbona e un'esperienza a Roma da banchiere, "Emmanuel ha già creato una generazione". È quella dei giovani che hanno pianificato la sua campagna elettorale. E che credono di rappresentare "la nuova Francia della speranza e non della paura". Quella Francia, per esempio, che non demonizza populisticamente e pauperisticamente il denaro. Al punto che uno dei ragazzi della generazione Macron, seduto a un tavolo in una stanza dove ci sono anche foto di Reagan e di Kennedy, ragiona così: "Accusano Macron di essere stato un banchiere. Ma qual è il problema? Anche Pompidou lo era stato e anche lui alla Rotschild. E poi si sarebbe rivelato un ottimo presidente, tra i migliori che la Francia abbia mai avuto". 

E tuttavia, la paura di rovinare l'opera già quasi compiuta della vittoria delle presidenziali, con uno scarso successo alle politiche del mese prossimo, esiste eccome. E infatti, bussano alla porta di questo palazzetto di En Marche, molti ragazzi che arrivano dalle province, pronti a creare comitati, nuclei organizzativi, circoli e campagne web, per la partita di giugno. Arrivano, entrano e dicono semplicemente: "Vi serve una mano?". 


 
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