Fidel, le mogli, i figli, la dieta del sesso e quella leggenda delle 35mila amanti

Fidel, le mogli, i figli, la dieta del sesso e quella leggenda delle 35mila amanti
di Maria Latella
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Domenica 27 Novembre 2016, 10:52
Aveva una buena vista, Fidel. E un suo, alquanto vasto, social club. Un club di donne che l'hanno amato, molto e per sempre come Dalia Soto del Valle, la madre di cinque dei suoi figli, o che l'hanno amato per tre soli giorni, come Mirta Diaz Balart. Giusto il tempo di renderlo padre per la prima volta: il bambino, Fidel jr, doveva poi diventare il capo della commissione per l'energia atomica cubana.

Come tutti i dittatori, e come molti uomini di potere, Fidel Castro amava sedurre. Donne famose e non. Possedere - per una notte o per una lunga relazione - le più belle che capitavano a tiro. La leggenda vuole che le cambiasse rapidamente e che ne abbia avute trentacinquemila, ma il numero sembra, appunto, leggendario e del resto a tenere il conto era comunque uno addetto alla leggenda del capo, tale Ramon, ex funzionario castrista, che in un documentario del 2008 rivelò la speciale dieta di Castro: fare sesso due volte al giorno, con donne diverse, tutti i giorni. Per quarant'anni. A spanne: trentacinquemila femmine castriste per una notte. Almeno.

IMPOSSIBILE DIRGLI DI NO
D'altra parte, perché avrebbero dovuto dirgli no. Il potere è afrodisiaco par excellence, e su molte cancella anche quel che si sa e non si vuole vedere. Il dittatore spietato, capace di mandare a morte senza rimpianto, ha sempre saputo giocare col suo fascino, anche prima di diventare Fidel Castro. Ha sempre saputo che le donne gli avrebbero voluto bene.

Per cominciare: era bello. E lo story telling - si direbbe oggi - era dalla sua parte. Quelli erano anni avventurosi , gli ingenui e appassionati 50. Se Che Guevara ha continuato a far innamorare da defunto, potete immaginare quanto ci abbia marciato, da vivo e finché ha potuto, Fidel. Quelli erano tempi in cui le bellezze aristocratiche non perdevano la testa per gli uomini di Wall Street. Preferivano un detenuto politico appena uscito di galera. Fidel Castro non poteva lasciare il carcere che, plof, una ragazza gli cadeva nel letto.

Capitò a Maria Laborde, madre del terzo figlio di Fidel, Jorge Angel, nato nel 56, proprio mentre l'insaziabile futuro dittatore flirtava con un'altra bellezza cubana, la sofisticata e assai benestante Natalia Revuelta, che nello stesso anno gli fece dono dell'unica figlia, Alina. Il resto della numerosa progenie, legittima e illegittima, sembra essere infatti composta di soli maschi.

Nel 1960, all'inizio della sua ascesa insomma, Fidel Castro aveva già allineato una moglie, Myrta, sposata nel 1949, un figlio legittimo, Fidelito, tre nati, come si è visto, in uno stesso anno, il 1956, e uno, Ciro, arrivato quattro anni dopo da una breve relazione. Tutto mentre all'orizzonte stava per comparire la vera donna della vita, Dalia, l'insegnante conosciuta nel 1961, sposata nel 1980 e tenuta al riparo da tutto. Gli darà cinque figli. Tutti maschi, tre dei quali chiamati Alessandro, perché il padre, come tutti i leader con un penchant per le tirannie, aveva, diciamo, un modello di riferimento: Alessandro Magno. I cinque figli di Dalia si chiamarono dunque Alexis, Alex, Alejandro, Antonio e Angelito. A Cuba erano Los cinquos A.

Non che i cubani sapessero della vita privata del loro conducator. Non ne sapevano niente e perfino Dalia è comparsa in pubblico e al fianco del marito soltanto pochi anni fa.
Bionda, sottile e con grandi occhi blu (come altre fiamme di Fidel), Dalia Soto del Valle conobbe il dittatore a Santa Clara, proprio dove Castro sarà sepolto. Lui teneva un comizio, lei era sotto il palco ad ascoltarlo. Le storie delle donne di dittatori e potenti si somigliano tutte, sono un po' fiaba e un po' medioevo. Lui la fece trasferire a l'Avana, misero su una famiglia segreta. Los cinquos A e la loro mamma vivevano isolati dal potere e lontani perfino dai parenti, sigillati in una delle immense proprietà del dittatore, nel quartiere di Siboney.

Prigione dorata dalla quale, però, a un certo punto perfino la soave, resilientissima, Dalia pensò di scappare. Lo racconta Juan Reinaldo Sanchez, ex guardia del corpo del dittatore, nel suo libro La doppia vita di Fidel Castro. Copione da filmaccio hollywoodiano: Dalia avrebbe avuto un mezzo flirt con un'altra guardia del corpo, tale Jorge. Fidel Castro ne fu informato e per qualche settimana non si fece vedere a Siboney. «Eravamo convinti che la storia con Dalia fosse finita. Invece, quattro settimane dopo, il capo tornò, e tutto ricominciò come se niente fosse successo» scrive Sanchez. Che per la verità aggiunge di non aver mai più visto, né saputo nulla del povero Jorge.

L'INCONTRO CON LA LOLLO
Ne fu affascinata perfino una allora splendente e non particolarmente comunista Gina Lollobrigida. Agli occhi di Castro, rappresentava tutto quello che un dittatore comunista poteva desiderare: era bella, era famosa, era una star anche per gli americani.

La Lollo passò parecchio tempo a Cuba, realizzando più di un servizio fotografico e anche una lunga intervista a Castro. In un'intervista al settimanale Gente raccontò del suo incontro col leader cubano, rafforzando l'alone di romantica leggenda. L'unica cosa che mi ha negato è stata la possibilità di intervistarlo a casa. Gli ho chiesto se fosse vero che dormiva sulla jeep sulla quale ci trovavamo. Mi ha sorriso e mi ha spiegato che la sua vita è totalmente dedicata alla rivoluzione. Per la sua vita privata rimane ben poco tempo».

Allora, ed era il 1974, nessuno sapeva, o se sapeva osava raccontare, delle decine di ville che a Cuba appartenevano a Castro e ai suoi cari. Cosi pure per Gina Lollobrigida il fascino del rivoluzionario potè più del giornalismo d'inchiesta.

Siano state o meno trentacinquemila, certo si può dire che Fidel Castro ha amato le donne almeno quanto il potere e la revolucion. Una, e una sola, si è sottratta al suo fascino, e perfino al terrore che il suo potere incuteva sui cubani tutti. La figlia Alina Fernandez Revuelta. L'unica capace di tenergli testa, e di fuggire da Cuba. Senza rimpianti.

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