Fallisce la Gibson, la chitarra mito

di Alex Britti
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Giovedì 3 Maggio 2018, 00:07
Per uno che suona la chitarra leggere che un’azienda come la Gibson stia fallendo è uno shock e lo shock è tale che per la prima mezz’ora cerchi di gestire il fiume di pensieri immediati tipo: sta finendo il mondo, siamo ad una nuova era glaciale, verremo invasi dagli alieni.
Oppure, quante Gibson ho ancora in cantina? O anche: ho fatto male a vendere quel “les paul”. Poi invece, dopo un po’, asciugate lacrime e sudore, si inizia a ragionare meglio, da uomo di mondo. E si comincia a vedere un po’ la cosa più lucidamente.

In realtà credo ci sia una riorganizzazione interna, visto che negli ultimi anni l’azienda americana ha acquisito diversi marchi, sempre musicali ma non solo chitarre, trovandosi poi un poco in affanno nel gestire il tutto. Quindi entrare nel programma chapter 11 (la norma con cui negli Usa si possono ottenere agevolazioni per pagare i creditori) è solo un modo per poter salvare fabbrica e fabbricanti nel modo più indolore possibile. 
In questo modo sicuramente faranno a meno di qualche azienda, magari di casse da studio(KRK) o di batterie (Slingerland), per poi concentrarsi al meglio sulla produzione delle chitarre e ricominciare a far sorridere tanti bambini nel mondo (bambini dai 15 agli 80 anni).

C’era già stata una sorpresa qualche anno fa, si parlava addirittura di irruzione dell’Fbi nelle fabbriche, panico per tutti noi malati che già ci immaginavamo perseguitati e arrestati perché possessori di chitarra Gibson. Cos’era successo invece? Negli Stati Uniti era stato vietato l’uso dell’ebano, probabilmente perché in via di estinzione, quindi hanno vietato l’importazione di grandi quantità di questo legno e la Gibson fabbricava molte delle sue tastiere (quella fetta di legno incollata lungo il manico) appunto in ebano.

Strana legge, perché non ne permetteva l’importazione in tavole ma se le tastiere per i manici fossero state già tagliate e messe in forma dai Paesi di fabbricazione per loro era ok. Ovviamente, però, poi le chitarre non avrebbero potuto avere la scritta “made in Usa”, quindi si decise di cambiare materiale optando per il “richlite”, materiale credo ottenuto dalla carta, continuando a fabbricare ottimi strumenti ma con scelta di materiali diversi (ho una bellissima 355 con tastiera in richlite e suona molto bene) facendo arricciare il naso ai più scettici, che però di solito sono più collezionisti che suonatori.
Spero che anche stavolta si tratti di allarmi creati apposta, per poi farli rientrare e farci continuare a sognare continuando a produrre strumenti incredibili.
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