Nella fabbrica dei troll turni da 12 ore: c'è anche la sezione dedicata all'Italia

Nella fabbrica dei troll turni da 12 ore: c'è anche la sezione dedicata all'Italia
di Giuseppe D'Amato
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Sabato 4 Agosto 2018, 15:27
MOSCA La fabbrica dei troll di San Pietroburgo ha cambiato indirizzo. Lo scorso febbraio ha lasciato la palazzina di 4 piani a via Savushkin e si è trasferita in periferia, in via Optikov 4. La scelta è giunta quasi in contemporanea con l'incriminazione da parte del procuratore speciale americano Robert Mueller di 13 cittadini russi per il Russiagate.
La stampa d'oltreoceano ha portato alla luce l'intera struttura. Sono stati pubblicati persino i nomi di alcuni dei direttori di Dipartimento, in particolare dei responsabili di quello per l'estero. Quasi un migliaio sono gli impiegati dell'Internet Research Agency (Ira), secondo i funzionari del Governo Usa, di proprietà di un vecchio amico del presidente, Evghenij Prigozhin, conosciuto anche come il cuoco di Putin.

Ljudmila Savchuk e Olga Maltseva sono due giovani ragazze, che hanno lavorato alla fabbrica dei troll. La prima appartiene ad una organizzazione (Komanda 29) che ha deciso di denunciare il cosiddetto ministero della verità; la seconda si è trovata in una storia più grande di lei solo perché aveva bisogno di guadagnare e lo stipendio offerto di 40mila rubli (570 euro) era davvero allettante rispetto ai soliti 25mila (350 e rotti euro).

I TURNI
Sono due i turni di lavoro: da 12 ore l'uno. Tutti scrivono come ossessi senza fermarsi, se non per bere il solito tè. Il controllo delle videocamere è costante come quello dei computer. Numerosi sono i dipartimenti: quello per la blogosfera, quello dei compiti tecnici, quello dei commenti alle notizie dei giornali russi e stranieri (in inglese soprattutto), un altro per le fotografie da montare. «Lavoravo ha raccontato Olga Maltseva - al dipartimento dei blog. Elaboravo al giorno 12 post, roba di politica e qualche commento vario. Anche su Ucraina e Siria. Lì vi era anche una sezione che scriveva in inglese». Questi impiegati si fanno di solito passare per «casalinghe», «americani delusi» o in Europa per cittadini infuriati per i «troppi immigrati in giro».

Russia, mondo e incarichi commerciali contro concorrenti sono i tre rami principali dell'attività. Nei troll, messi in giro in casa propria, non bisogna mai criticare o sorridere del capo del Cremlino. I russi devono credere di vivere in un grande Paese, essere favorevoli all'annessione della Crimea ed avercela con il blogger liberale Navalnyj. A secondo dei periodi i bersagli, ha riferito un altro fuoriuscito Vitalij Bespalov, sono stati: Obama (descritto come un perdente rispetto a Putin), la Merkel («una fascista»), l'ucraino Poroshenko («un porco»).
Le parole chiave e gli argomenti, ha riferito un altro fuggiasco di nome Aleksej, sono sempre assegnati. Il senso dei post facile da immaginare. Il problema maggiore e più dibattuto all'interno della struttura è come meglio attirare il potenziale lettore. Migliaia al riguardo sono i fake account appositamente creati e distribuiti sui più diversi social media. Poi ci sono dei computer che fanno apparire che il post scritto è stato visto migliaia di volte.
E' evidente che nel settore che cura l'Ue europea è stata creata una sezione dedicata all'Italia, indicata da politologi russi, come il Paese che può far crollare l'euro e l'Unione, la vera nemica geopolitica della Russia. Trovare dei connazionali impiegati nella fabbrica non sarebbe davvero una sorpresa.
 
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