Europa assente/ La sovranità nazionale calpestata

di Carlo Nordio
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Domenica 1 Aprile 2018, 00:05
Nel bel film di David Seltzer “Vite sospese”, Michael Douglas travestito da ufficiale nazista (siamo in piena seconda guerra mondiale) vuol portare la moglie moribonda fuori dalla Germania; arrivato al confine con la Svizzera uccide un paio di SS, viene a sua volta colpito e, con la donna in braccio, si avvicina barcollante al posto di frontiera. I tedeschi sparano, finché l’uomo non attraversa la bianca linea di demarcazione. Qui si fermano, perché questo vuole il diritto internazionale. Un film è sempre e solo un film. Tuttavia è vero che persino Hitler rispettò questi principio, o almeno lo rispettò finché gli conveniva: le fotografie dei paracadutisti che presidiano Piazza san Pietro, al di qua del colonnato berniniano, dimostrano che i confini internazionali venivano rispettati anche dai nazisti, anche in tempo di guerra.

Detto questo, è quasi banale concludere che l’irruzione a Bardonecchia della polizia francese, in divisa e armata, costituisce una insopportabile violazione della nostra sovranità nazionale. Così grave che vien da domandarsi se le autorità transalpine siano improvvisamente impazzite, o se, sotto sotto, vi sia qualche altra ragione.

Escluso che i gendarmi, e chi li comanda, siano stati colti da un dannunziano raptus interventista, restano le fiacche e inconcludenti giustificazioni balbettate dal governo di Parigi: si tratterebbe del cosiddetto diritto di inseguimento contemplato dall’accordo di Schengen del 1990, che prevede la possibilità per i poliziotti di frontiera di intervenire, a certe condizioni, anche nel limitrofo territorio straniero. Queste condizioni sono costituite dalla flagranza di un reato, dalla fuga del responsabile, dalla impossibilità di valersi della polizia italiana, e comunque dall’ obbligo di avvertirla immediatamente. A Bardonecchia non c’era né reato né tantomeno flagranza, e i gendarmi francesi hanno perseverato nell’azione illegittima, armati e in territorio italiano, infischiandosene delle proteste dei presenti. Speriamo quindi che la nostra autorità giudiziaria, e soprattutto quella politica, facciano ora del loro meglio, dopo che i nostri cugini hanno dimostrato di saper fare del loro peggio.

Detto questo, rimane il quesito di fondo: come sia possibile che una Nazione così intelligente e amica possa agire in modo tanto arrogante e tanto stupido. Credo che le ragioni siano due. La prima, che il nostro Paese, negli anni recenti, si è dimostrato debole e condiscendente. Più volte abbiamo scritto su queste pagine che non comprendevamo perché i migranti raccolti in acque internazionali fossero portati direttamente in Italia invece che nello Stato di bandiera della nave. Finalmente abbiamo saputo cha così era stato concordato dal nostro governo, probabilmente in cambio di una benevola condiscendenza verso i nostri sforamenti di bilancio. Una colpa gravissima, che gli elettori hanno punito con i voti e che gli europei hanno interpretato come rassegnata impotenza.

La seconda ragione, ancor più imperdonabile, è che, secondo la peggiore tradizione, abbiamo cercato di compensare questa debolezza con la nostra presunta funesta furberia. Per anni abbiamo raccolto questi clandestini in modo caotico e irregolare, con la riserva mentale di lascarli emigrare negli altri stati nello steso modo illegale con cui erano arrivati da noi. Questo ha irritato i nostri vicini: l’Austria ha minacciato di mandare i blindati al Brennero, la Svizzera ci ha sbattuto le porte in faccia, gli altri hanno eretto muri e ora la Francia ci manda addirittura i gendarmi. E’ triste e paradossale che questo accada proprio quando, per la prima volta, abbiamo una politica di accoglimento seria e un ministro degli Interni efficiente. 

Concludo. Anche se il governo attuale è un’anatra zoppa, senza nemmeno le ali, è suo dovere intervenire con la massima energia nei confronti dei colleghi di Parigi. Ha alle spalle il sostegno dell’intero Paese: lo sfrutti per fare “un bon usage du malheur”. Colga cioè l’occasione per definire una volta per tutte, con chiarezza e altrettanta determinazione, i doveri reciproci dell’Italia e dell’Europa, sbarazzandosi di quella inconcludente e rassegnata furberia che ha fatto di noi un Paese inaffidabile, e a sovranità limitata.
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