Francia, dopo Charlie i musulmani vanno a destra: delusi da Hollande

Francia, dopo Charlie i musulmani vanno a destra: delusi da Hollande
di Francesca Pierantozzi
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Lunedì 23 Marzo 2015, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 07:46
PARIGI Tanti si sentono come Abdallah, 52 anni, gestore di una panineria a Hoenheim in Alsazia, sbarcato nel '75 dal Marocco nella periferia pura e dura di Mulhouse: delusi, traditi. Abdallah ha votato a destra, la destra di Sarkozy, per la prima volta da quando ha avuto la nazionalità, nel '97. Al contrario di tanti musulmani d Francia, soprattutto i più giovani, Abdallah non se l'è sentita di non andare alle urne: «Da quando sono francese ho sempre votato, sempre, mai saltata un'elezione, nessuna. E oggi, per la prima volta a destra. La sinistra ha tradito».



LE STATISTICHE

Qualsiasi sondaggio, indagine sociologica, inchiesta lo conferma: i musulmani di Francia hanno sempre votato a sinistra. Fino ad oggi. Anche se le statistiche “etniche” sono ufficialmente vietate, un ampio studio di un anno fa dell'Ifop rivelava che gli elettori musulmani - circa 2 milioni, ovvero il 5% del totale - avevano scelto in massa il candidato Hollande alle presidenziali del 2012: addirittura l'86% contro appena il 14% per Nicolas Sarkozy. Secondo l'Ifop, i musulmani erano diventati addirittura la «categoria» più a sinistra di Francia, più degli operai o degli intellettuali.



Nonostante le difficoltà di integrazione, la disoccupazione che nelle periferie “difficili”, abitate al 90% di immigrati, supera il 40%, i musulmani non sono mai stati sedotti dal Fronte Nazionale. Il “nuovo corso” di Marine Le Pen non ha fatto dimenticare la xenofobia radicale di papà Jean-Marie, né lo slogan ancora in voga: «la France aux français», la Francia ai francesi.



In due anni e mezzo molte cose sono però cambiate. La crisi economica più brutale di qualsiasi previsione, la politica economica troppo liberal della sinistra al potere, la disoccupazione in costante aumento nonostante le promesse, le disuguaglianze sempre più profonde, e sempre più a carico degli «ultimi», di quelli che non abitano in centro, che non parlano bene il francese, che non arrivano quasi mai oltre la maturità.



GLI ATTENTATI

E poi gli attentati. Lo choc del 7 gennaio. La Francia di Charlie fieramente schierata compatta contro la barbarie, per la libertà di espressione, ma troppo timida nel distinguere i musulmani e l'Islam dal terrorismo. La Francia che manifesta a Parigi sempre troppo «lontana» dalle periferie. E allora, come Said, operaio di Lille citato dal quotidiano Liberation, tanti hanno fatto un passo indietro: «Certo, ho votato Hollande nel 2012 e certo, sono deluso. Ho sempre votato e voto anche questa volta: scheda bianca. Quando ho visto 4 milioni per le strade per i 17 morti degli attentati, mi sono detto che dovevamo essere 4 milioni a manifestare anche per l'occupazione, per il potere d'acquisto».



Perché i musulmani non votano «musulmano» come spiegano da sempre i sociologi: il voto non è «legato alla confessione religiosa ma alle traiettorie socioeconomiche». Alla sinistra, i musulmani di Francia hanno sempre chiesto integrazione, uguaglianza, un'istruzione pubblica forte e non discriminante. Più conservatori sul piano sociale, non sono scesi in massa per le strade a manifestare per le nozze gay ma, come Abdallah che ieri ha messo la croce sull'Ump dell'ex nemico Sarkozy, avrebbero voluto riforme «di sinistra» sul piano economico e invece: «Che ci fa Macron (ministro dell'Economia) al governo? E' un banchiere, un capitalista!».



Le “profezie” di Michel Houellebecq, che nel suo libro “Sottomissione” mette in scena una Francia islamizzata con un presidente musulmano nel 2022 sembrano fantapolitica, anche se a queste dipartimentali ha esordito a Marsiglia, cantone numero 12 del dipartimento delle Bouches-du-Rhone, l'Unione dei Democratici musulmani di Francia. «I partiti tradizionali - assicura Nagid Arzegui, il presidente - sono del tutto estranei ai problemi della vita quotidiana». Ma non ha superato il primo turno.