Egyptair, il pilota chiese l'ok per la discesa rapida

Egyptair, il pilota chiese l'ok per la discesa rapida
di Francesca Pierantozzi
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Lunedì 23 Maggio 2016, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 16:26


PARIGI La fregata Jacoubet arriva oggi al largo di Creta, sopra la costa egiziana. A bordo, il dispositivo più sofisticato per captare i segnali radio emessi dalle scatole nere Airbus. È lì dentro, dentro ai due registratori del volo MS804 che c'è la risposta alla strage del Parigi-Cairo di Egyptair. Fuori ci sono solo ipotesi, deduzioni, smentite. Per ora, le uniche risposte che ha dato il mare sono i relitti, qualche lamiera, giubbotti salvagente lacerati, valigie, resti umani. Nessun pezzo importante della carlinga che possa mostrare se l'acciaio è piegato verso l'esterno o verso l'interno, se l'aereo è esploso in volo, se si è schiantato sull'acqua.

L'INCHIESTA
Terrorismo, guasto, errore umano: tutto può ancora spiegare il dramma. Le informazioni che arrivano dall'Egitto non aiutano a chiarire. Ieri il presidente Al Sisi ha assicurato il contrario, che «l'inchiesta sarà trasparente» ma che «ci vuole tempo per le indagini e che ogni ipotesi è possibile per cui è importante non fare supposizioni e parlare di un'ipotesi specifica». Sono gli egiziani a guidare l'inchiesta: l'Airbus è precipitato in acque territoriali egiziane e la compagnia è egiziana. A bordo, dei 66 passeggeri, 15 erano però francesi, per questo la procura di Parigi e anche l'Ufficio Inchieste dell'aviazione francese hanno aperto un fascicolo. Tre uomini del Bea sono in Egitto, ma la cooperazione non è facile, le informazioni troppo contraddittorie, e troppi anche i silenzi. In particolare sugli ultimi momenti del volo.
In un primo tempo, fonti egiziane avevano parlato di un segnale di emergenza inviato dai piloti prima dello schianto, notizia poi smentita. Proprio l'assenza di Sos dalla cabina e il fatto che i piloti si sarebbero trovati davanti a una catastrofe improvvisa e ingestibile, ha fatto finora pensare a un attentato, a un'esplosione o a un incendio violento e istantaneo che ha bloccato tutti i sistemi di bordo. I piloti invece avrebbero forse fatto in tempo a segnalare il problema. Finora si è avuta conferma di un ultimo contatto radio con i controllori greci. Poi partono i messaggi automatici che indicano sei avarie consecutive. In quei tre minuti i controllori greci cercano più volte di ricontattare i piloti, ma non hanno risposta.
Entrato nello spazio egiziano, il volo MS804 scompare, è la fine. Ieri cambio di versione. Una fonte dell'aviazione francese (probabilmente dal Cairo) ha detto all'emittente M6 che il comandante Mohamed Said Ali Shoukair ha in realtà parlato «diversi minuti» con la torre di controllo al Cairo, segnalando fumo in cabina. Il pilota avrebbe allora comunicato che avviava la procedura d'emergenza di «discesa rapida» per cercare di evacuare il fumo. Il comandante avrebbe cercato di portare l'aereo a quota 14mila piedi per provocare una depressurizzazione. Secondo Jean Belloti, esperto in aeronautica, si tratta di una manovra possibile: «Quando si sviluppa un incendio a bordo, è una procedura che consente di ventilare e isolare una parte dei circuiti. Si tratta di ridurre i motori, far uscire il carrello di atterraggio, e arrivare a una quota in cui è possibile togliere le maschere di ossigeno e aprire un oblò».
L'informazione non è stata comunque confermata né dal Bea francese, né tantomeno dalle autorità egiziane. In ogni caso, non spiegherebbe di nuovo la causa del fumo, già confermato dai messaggi automatici di avaria inviati dal velivolo. Indicherebbe soltanto che tra il dichiararsi dell'emergenza e la fine del volo, sono passati «diversi minuti», ben più dei tre in cui si sono succeduti i segnali di allarme da parte dei vari sistemi dell'aereo. In questo caso, l'ipotesi di un'esplosione diventerebbe meno probabile. E gli ultimi momenti a bordo dei 66 passeggeri ancora più drammaticamente lunghi.

 

 
IN PICCHIATA
Difficile anche interpretare la picchiata dell'Airbus con le due successive virate, la prima a 90 gradi (che indicherebbe una manovra) e la seconda a 360 gradi, che indicherebbe invece la perdita totale di controllo dell'aereo. Secondo i radar militari, l'Airbus potrebbe essere esploso prima delle virate, che sarebbero invece state disegnate da una carlinga già in pezzi. E di nuovo è l'ipotesi della bomba che torna. Ancora una volta, soltanto le scatole nere potranno dare risposte precise. O allora una rivendicazione, che però ormai pare improbabile. In un messaggio diffuso l'altroieri, l'Isis incita a compiere nuove azioni, ad «attaccare l'America», ma non menziona Egyptair. Normale secondo gli esperti, visto che i messaggi sono quasi sempre registrati con diversi giorni, a volte settimane, di anticipo. Ma le rivendicazioni in genere arrivano dopo poche ore da un attacco.

L'ELENCO DEI PASSEGGERI
Tutte le ricerche a Roissy hanno dato finora esito negativo: nessun addetto dello scalo che si è avvicinato all'aereo o ai bagagli presenta un profilo sospetto. Niente nemmeno dalle immagini delle camere di videosorveglianza. Secondo Adam B. Schiff, responsabile Democratico del Comitato di informazione del Congresso Usa, nessun nome sulla lista dei passeggeri figura nella lista nera del terrorismo stilata dagli Stati Uniti. Oggi, nelle acque del Mediterraneo a trecento chilometri da Alessandria arriverà anche un sottomarino egiziano. Ha la capacità di operare fino a una profondità di tremila metri, là dove potrebbero trovarsi le due scatole nere.