Ebola, vertice a Ginevra: la speranza in due vaccini. Dagli Usa 75 milioni per cure in Liberia

Ebola, vertice a Ginevra: la speranza in due vaccini. Dagli Usa 75 milioni per cure in Liberia
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Venerdì 5 Settembre 2014, 00:59 - Ultimo aggiornamento: 01:00
una corsa contro il tempo quella nei laboratori di tutto il mondo per riuscire a testare e ottenere in pochi mesi cure e vaccini contro il virus Ebola.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato al vertice di esperti in corso a Ginevra otto trattamenti sperimentali e due vaccini. I nuovi trattamenti non saranno disponibili per un uso generalizzato prima della fine dell'anno. «Nessuno è stato clinicamente provato», ha tenuto a precisare il massimo organismo sanitario mondiale in un documento di lavoro. Ma anche se sono state messe in campo misure eccezionali per accelerare il ritmo dei test clinici, i nuovi trattamenti e i nuovi vaccini non potranno essere disponibili per un uso generalizzato prima della fine del 2014. Fino ad allora, ha dovuto ammettere l'Oms raffreddando le speranze di chi auspicava maggiori possibilità di azione, «potranno essere disponibili solo piccole dosi da utilizzare come test». Ma il risultato è già eccezionale: per lo sviluppo e la valutazione clinica di questi trattamenti normalmente ci vorrebbero «fino a dieci anni in circostanze normali».



A parti i tanti annunci di queste settimane, i due vaccini che al momento offrono maggiore speranze sono quello della Gsk, sviluppato in Italia alle porte di Roma nei laboratori di Pomezia e quello dell'azienda Johnson and Johnson che dall'inizio del 2015 ha cominciato i test sull'uomo. Inizialmente i test di questo nuovo vaccino erano previsti per l'inizio del 2016, ma l'aggravarsi dell'epidemia in corso ha convinto l'azienda ad accelerare le operazioni. Invece di focalizzarsi sia sul ceppo Zaire che su quello Sudan, l'azienda si concentrerà solo sul primo, quello responsabile dell'epidemia attuale. Il vaccino, che in realtà è la combinazione di due trattamenti messi a punto dalle compagnie biotech Crucell, controllata da Johnson, e Bavarian Nordic, è stato ottenuto a partire da un adenovirus, un virus non pericoloso per l'uomo, che porta all'interno dell'organismo i geni necessari dell'Ebola affinchè si generi una risposta immunitaria.



La formula, che prevede due iniezioni, è stata testata con successo sulle scimmie, mentre i primi test sull'uomo saranno tesi a verificare solo l'assenza di effetti collaterali gravi. «La situazione è in continuo peggioramento - ha affermato il direttore scientifico dell'azienda Paul Stoffels - e questo richiede di preparare più di un approccio, nel caso non si riesca a tenere sotto controllo l'epidemia nei prossimi mesi». «L'Italia si mette a disposizione del sud del mondo, della tragedia africana»: ha detto il vicepresidente della Regione Lazio, assessore alla Ricerca, Massimiliano Smeriglio che ha visitato assieme al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti gli stabilimenti Irbm Science Park di Pomezia dove è stato creato il prodotto farmaceutico contro il virus. «Il rischio di contagio è veramente bassissimo» e «il sistema di sorveglianza sta funzionando», ha anche rassicurato il ministro della sanità Beatrice Lorenzin. Parlando a margine di un dibattito alla Festa dell'Unità di Bologna, la Lorenzin ha spiegato che «gli elementi di quarantena e di allerta che sono stati attuati nei porti e negli aeroporti stanno dando i loro frutti», tanto che «abbiamo dei falsi allarmi che io non leggo in modo negativo: vuol dire che c'è una grande attenzione».



Intanto, gli Stati Uniti hanno annunciato che devolveranno 75 milioni di dollari per finanziare più di 1.000 letti nei centri per il trattamento dell'ebola in Liberia e per sostenere i costi di decine di migliaia di uniformi, guanti, maschere protettive contro il contagio.
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