Settimana decisiva per Dilma Rousseff: la presidente del Brasile rischia l'impeachment

Settimana decisiva per Dilma Rousseff: la presidente del Brasile rischia l'impeachment
di Antonio Bonanata
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Lunedì 4 Aprile 2016, 15:27 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 11:20
Quella che si apre oggi è una settimana decisiva per la presidente del Brasile Dilma Rousseff: in questi giorni, infatti, si deciderà se le accuse che le sono state mosse, di aver manipolato i conti pubblici in vista delle elezioni del 2014, potranno portare a un impeachment, una messa in stato d’accusa che comporterebbe la fine del suo incarico.

L’avvocato generale dello stato José Eduardo Cardozo, incaricato di difendere la posizione della presidente, comparirà oggi davanti alla commissione parlamentare che lunedì prossimo, 11 aprile, si pronuncerà definitivamente sul caso. Alla Rousseff le opposizioni contestano di aver nascosto la portata del debito pubblico del paese, cosa che – stando alla lettera della Costituzione – costituisce un “crimine di responsabilità”. Dal canto suo, Dilma si è difesa sostenendo che tutti i presidenti prima di lei si sono serviti di questo strumento, avvertendo gli avversari politici di essersi incamminati per una strada che non ha base legale; quello che si vuole commettere, ha aggiunto la Rousseff, è un “colpo di stato istituzionale”.

La leader del PdT (Partito dei lavoratori) è trincerata, quindi, dietro la ferma volontà di non dimettersi e lo ha ribadito ieri in un post pubblicato su Facebook, dopo che uno dei più autorevoli quotidiani brasiliani, Folha de Sao Paulo, le aveva rinnovato l’invito a fare un passo indietro. Negli ultimi giorni, a Rio e a San Paolo, ci sono state grandi manifestazioni di piazza per chiedere a gran voce l’abbandono del potere da parte della combattiva presidente. A questo scenario di grande incertezza si è aggiunta l’uscita dalla maggioranza di governo del Partito del movimento democratico brasiliano, principale alleato del PdT, ora passato all’opposizione.

Ma la posizione della presidente di fronte all’opinione pubblica è sempre più debole: l’episodio che ha contribuito ad incrinarla maggiormente è stata la nomina a ministro, lo scorso 17 marzo, dell’ex presidente Lula, messo così al riparo dall’arresto per lo scandalo delle tangenti Petrobras, il colosso di stato dell’estrazione petrolifera. I giudici hanno bloccato la nomina di Lula e il governo ha risposto facendo ricorso.

Dilma Rousseff è quindi accerchiata e sarà difficile convincere i deputati dell’opposizione a non votare per la sua destituzione: sono necessari 342 voti su 513 – i due terzi della Camera bassa – perché l’iter prosegua poi in Senato; il mancato raggiungimento di questa soglia comporterà l’automatica interruzione della procedura d’impeachment. Intanto, il PdT ha organizzato per questa settimana manifestazioni di sostegno alla presidente, nella speranza di convincere i deputati "in bilico" a schierarsi per Dilma.