Tensioni Ue, Harlem Désir: «Renzi fa bene ad alzare la voce, asse con la Francia per la crescita»

Tensioni Ue, Harlem Désir: «Renzi fa bene ad alzare la voce, asse con la Francia per la crescita»
di Francesca Pierantozzi
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Mercoledì 20 Gennaio 2016, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 08:34
PARIGI - Il ministro degli Affari Europei francese Harlem Désir sdrammatizza la tensione tra Roma e Bruxelles: il dibattito in Europa, specialmente se si tratta di crescita e flessibilità, può essere anche molto acceso, dice. Si augura che le relazioni tra Commissione e Italia tornino ad essere «forti» per il bene dell'Unione, ma non si stupisce che Matteo Renzi batta i pugni sul tavolo: «Alzare la voce ogni tanto fa bene». E assicura: «Sulla crescita, l'asse Italia-Francia è sempre forte» 

La Francia è con l'Italia per chiedere, anzi esigere, un'Europa che sostenga la crescita? «La Francia condivide l'idea che la flessibilità debba rientrare nell'attuazione dei criteri del patto di stabilità. La crescita nella zona euro è ancora insufficiente, la situazione economica internazionale resta fragile. E' indispensabile che il motore dell'investimento e della crescita in Europa funzioni al massimo. Grazie al dialogo con la Commissione siamo riusciti a far andare avanti le cose negli ultimi due anni. La Bce di Mario Draghi è riuscita a lanciare il suo programma di Quantitative easing nonostante le reticenze. La politica di bilancio è diventata più flessibile con Pierre Moscovici. Ora bisogna amplificare l'azione per la crescita e accelerare».
 
Fa bene allora Matteo Renzi ad alzare la voce?
«A volte alzare la voce è utile. Ma l'Europa è in una situazione di difficoltà e anche di fragilità: pensiamo al referendum in Gran Bretagna, o alla situazione di alcuni governi come in Polonia o in Ungheria. E' dunque più che mai importante che il 'nucleo' dell'Europa sia unito, solidale, e sostenga il ruolo delle istituzioni europee, anche se questo non esclude il dibattito e il confronto. La Francia, l'Italia, e anche la Germania, svolgono un ruolo particolare per consentire all'Europa di superare le contraddizioni interne e continuare a difendere il progetto europeo, più necessario e più fragile che mai».

La Commissione Juncker non continua a essere troppo sbilanciata sulle posizioni di rigore tedesche?
«Diciamo che le politiche d'austerità condotte dopo il 2008 non solo non hanno risolto, ma hanno aggravato la crisi. Il dibattito voluto dall'Italia, ma anche dal presidente Hollande, ha consentito di prendere una nuova direzione che dà priorità agli investimenti, alla flessibilità e a una politica monetaria più accomodante. Questa nuova linea comincia a produrre risultati che sono però ancora insufficienti. Sono convinto che la nuova Commissione di Juncker ne sia consapevole. L'Italia, e anche la Francia, sono riuscite a dimostrare che non c'è una sola politica possibile. Ma poi altri problemi, altre urgenze si sono aggiunte: il terrorismo, i migranti. Dobbiamo fare in modo - Renzi ha ragione - che le nuove urgenze non occultino la priorità del sostegno alla crescita e all'investimento. L'Europa deve affrontare urgenze che riguardano la sicurezza e continuare a sostenere l'economia, perché se l'economia non riparte, se la disoccupazione non diminuisce, ci sarà un'alta urgenza da affrontare, quella dei populismi. Affrontare tutte le urgenze nello stesso tempo: la sfida è difficile. Per questo mi auguro che le relazioni tra l'Italia e la Commissione europea tornino quello che devono essere: relazioni forti».

Tante urgenze e altrettante alleanze variabili per affrontarle, con l'impressione di un direttorio costante: quello franco-tedesco. L'Italia è in prima linea soltanto quando si tratta di battersi per la crescita? 
«Per me l'Italia deve restare al centro della soluzione di tutte le crisi internazionali che l'Europa deve affrontare, dalla Siria alla Libia al Medio Oriente. Qualche settimana fa è l'Italia che ha organizzato una riunione sulla Libia, cui ho partecipato. E' vero che bisogna sempre lavorare affinché tutti i paesi del «cuore» europeo siano associati sui dossier importanti. Per ragioni storiche evidenti l'intesa franco-tedesca è essenziale per il funzionamento dell'Unione, ma non è in nessun modo una relazione esclusiva. L'Italia è un partner storico della Francia, e un paese fondatore dell'Europa. Le priorità oggi sono due: un patto di sicurezza e il consolidamento dell'Europa della crescita, con una nuova dottrina del patto di stabilità. Il dibattitto può essere a volte complicato con i nostri amici tedeschi, ma le risposte possono essere solo comuni».

Esiste sempre un asse Francia-Italia per la crescita?
«Io credo molto in questo asse. Abbiamo già appuntamenti importanti in questo inizio d'anno, con il vertice franco italiano a inizio marzo a Venezia che sarà l'occasione di mostrare la nostra visione comune, in particolare sulla crescita in Europa».
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