Datagate, la contromisura allo studio:
creare un Internet europeo

di Francesca Pierantozzi
2 Minuti di Lettura
Sabato 26 Ottobre 2013, 08:41
PARIGI - Ci vorrebbe un Internet pi equo, ovvero: meno americano. A dirlo non sono i soliti europei a ricasco degli Usa per motori di ricerca, social network e infrastrutture della rete, non nemmeno il solito attivista che sogna una rete libera e aperta al mondo. Ad auspicare maggiore indipendenza del Net dagli Usa è stato niente di meno che Fadi Chehadé, presidente della Corporazione per l'assegnazione dei nomi e dei numeri in Internet, l'americanissima Icann.



Praticamente il sancta sanctorum della Rete, la potenza che gestisce l'elenco telefonico del Net, che assegna gli indirizzi IP e i nomi dei domini internazionali che terminano con .net e .com. Riuniti a Montevideo, i dieci principali organismi mondiali e regionali di coordinazione dell'infrastruttura tecnica di Internet hanno firmato una dichiarazione comune che critica la tutela americana sull'Icann, società di diritto californiano e basata a Los Angeles.



Dall'Uruguay (e con l'appoggio dalla presidente del Brasile Delma Rousseff, anche lei nella lista degli spiati illustri), il gruppo guidato da Chehadé ha auspicato «la mondializzazione delle funzioni dell'Icann, in un contesto in cui tutte le parti in causa, compresi i governi, possano partecipare in ugual misura». Finora tutti i tentativi delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea di scardinare il controllo americano sull'Icann si sono rivelati vani. Dopo lo squarcio aperto dai file di Edward Snowden qualcosa comincia però a muoversi. Per essere meno esposti alle orecchie degli americani, il resto del mondo dovrebbe cominciare a fare meno affidamento a motori di ricerca, cavi sottomarini, cloud e provider, tutti rigorosamente made in Usa.



LA PROPOSTA

Deutsche Telekom, leader delle telecomunicazioni in Europa, sta lavorando per uscire dalle piattaforme internazionali e creare un hub 100% tedesco. Il presidente del gruppo Thomas Kremer si è anche detto pronto a un partenariato con i colleghi europei per creare un «internet europeo» riservato allo spazio Schengen. Il progetto è affascinante, ma anche se riuscirà ad attirare entusiasmo e fondi, difficilmente riuscirà a sostituirsi a società di “big data” come Google, Yahoo! o Facebook. Sulla stessa linea anche la Francia, che un anno fa ha lanciato Cloudwatt, primo cloud computing completamente francese.



L'iniziativa, che rientra nel progetto “Andromède” per creare un «cloud sovrano» in Francia, consentirebbe secondo la ministra all'economia digitale Fleur Pellerin «alle imprese che detengono informazioni strategiche di proteggere i loro dati». La ministra è andata anche oltre, dichiarando che «ci siamo resi conti, forse un po' tardi, che avremmo dovuto essere meno dipendenti da attori non europei per quanto riguarda infrastrutture, piattaforme e accesso a Internet». Altro settore da de-americanizzare, quello dei cavi ottici sottomarini dove le spie americane pescano senza difficoltà miliardi di dati. La ministra Pellerin ha evocato la possibilità di investire nei Fondi strategici della Cassa Depositi dello Stato nel gruppo Alcatel-Lucent, per la costruzione di cavi made in France. Peccato che anche il gruppo Alcatel figuri nei bersagli di Prism.