“Damnatio memoriae” su Kevin Spacey: cancellato dall’ultimo film di Ridley Scott

di Maria Latella
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Venerdì 10 Novembre 2017, 00:05
L’America della “Lettera scarlatta” è di nuovo in azione. E come nella “Lettera scarlatta”, il romanzo di Hawthorne ambientanto nel New England del ‘600 soffia l’indignazione, si richiedono roghi purificatori. E a soffiare indignazione, a richiedere roghi purificatori sono gli stessi ipocriti che pochi mesi prima hanno corteggiato Kevin Spacey perche’ firmasse i loro contratti, partecipasse ai loro film.

Ma davvero Netflix non sapeva del lato oscuro della vita privata di Kevin Spacey? Davvero non ne sapeva niente il regista Ridley Scott, che aveva scelto Spacey come co-protagonista del suo film “Tutti il denaro del mondo” e che ora, quando manca un mese all’uscita nelle sale, decide di sostituire tutte le scene in cui Spacey compare, chiamando come rimpiazzo dell’ultimo minuto il veterano Christopher Plummer?

Hollywood pretende di salvarsi l’anima (e soprattutto il business) accanendosi su quattro o cinque casi esemplari. Il sistema non è nuovo, sul Messaggero abbiamo già raccontato di come, nei lontani anni Venti, il popolare Fatty Arbuckle fu sacrificato sull’altare del perbenismo dell’epoca. Colpiscine uno per salvare la baracca di mille. 
In questa ossessione americana per il capro espiatorio non c’è niente di etico. C’è molto invece della cattiva coscienza di chi tenta di salvarsi additando alla pubblica disapprovazione una decina di vittime predestinate, sperando che poi passi la bufera.

Se così non fosse, bisognerebbe spiegare alla pubblica opinione come mai, per decenni, non solo i peggiori bad boys (e qualche bad girl) sono stati lanciati, sostenuti, venduti al mercato come gli eroi di cui non si puo’ fare a meno. Cattivi esempi viventi, gente che entrava e usciva dai rehab e però trovava sempre un ruolo, un copione. Almeno fin quando i suoi film facevano cassetta.

Davvero Hollywood non sapeva delle feste con i minorenni? Invece del furore momentaneo quanto sarebbe stato più credibile ed efficace se, al diffondersi di voci ricorrenti sulla pedofilia diffusa, le majors avessero condotto le loro indagini e poi annunciato che, con loro, certe star non avrebbero lavorato piu?

È quel che succede oggi, finalmente, in molte grandi aziende. Si fa sapere al top e middle management che certi atteggiamenti, dal bullismo al sexual harrassment, non saranno più tollerati. Chi ha problemi di sex addiction è avvertito.

La sparizione di Kevin Spacey da un film che aveva già girato, ripeto un film pronto per andare nelle sale, è una pura risposta business. Quel che succede quando un’azienda farmaceutica o alimentare ritira dagli scaffali un prodotto che contiene qualcosa che può danneggiare il consumatore. Non lo fanno per bontà. Lo fanno temendo le cause di risarcimento.

In questo caso, stanno ritirando il prodotto Kevin Spacey perché si è scoperto che contiene qualcosa che spaventa. Che potrebbe tenere lontani dai cinema gli spettatori. Qualcosa che potrebbe nuocere alla reputazione di Netflix. La domanda è: da quando questi signori tengono alla loro reputazione? Da poche settimane, verrebbe da dire. Visto che lo sapevano, lo sapevano tutti. Ma fin quando non è diventato uno scandalo globale, fin quando hanno fatturato con Kevin Spacey, il bravissimo interprete di “House of cards” e di “I soliti sospetti”, la reputazione non era un problema.

Il paradosso di Plummer che sostituisce Spacey nelle scene di “Tutto il denaro del mondo” è che questo genere di scelte appartenevano alla dimensione dei regimi totalitari. La damnatio memoriae si associa a Stalin, all’Unione Sovietica. Laddove sparivano, nelle foto ufficiali, i membri della nomenklatura caduti in disgrazia.

L’America ha conosciuto la stagione del senatore McCarthy e della caccia alle streghe comuniste. C’è chi sospetta che l’attacco a Hollywood Babilonia, sentina di tutti i vizi, sia la risposta di Trump a un mondo che ha sempre supportato i democratici. La verità avrà i suoi tempi di sedimentazione. Ma certo tutto sembra troppo pianificato per essere mosso da una reale volontà di cambiamento.
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