Corte suprema Usa: «No alle quote razziali nelle università»

Corte suprema Usa: «No alle quote razziali nelle università»
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Martedì 22 Aprile 2014, 22:45 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 19:22
La Corte Suprema degli Stati Uniti dice no alle quote razziali tra i criteri di ammissione alle universit dello stato del Michigan, con una decisione che potrebbe influenzare anche altri stati e che secondo i movimenti per i diritti civili rappresenta un indebolimento della difesa delle minoranze. Un argomento delicato, sul quale la Casa Bianca ha per il momento evitato di fare commenti. «Stiamo ancora esaminando la decisione, che è stata appena emessa e pertanto non ho una reazione specifica», ha detto il portavoce Jay Carney ai giornalisti. Tuttavia, ha aggiunto, «parlando genericamente, il presidente (Obama) ritiene che la diversità nelle classi sia importante per gli studenti, nei campus e nelle scuole».



La Corte ha stabilito che non rientra nei poteri dei giudici rovesciare la posizione espressa dagli elettori del Michigan in un referendum del 2006 contro l'uso di fattori come razza, sesso, etnia o Paese di origine per stabilire chi possa accedere alle univesità dello stato. Una corte d'appello aveva affermato che l'emendamento alla costituzione del Michigan che vieta l'uso delle preferenze razziali nelle ammissioni alle università - approvato dal 58 per cento degli elettori nel 2006 - va a discapito delle minoranze. California, Florida e stato di Washington hanno simili divieti. La Corte Suprema ha rovesciato, con sei voti a favore e due contro, tale pronunciamento, a cui aveva peraltro pubblicamente espresso il suo sostegno uno dei giudici della Corte stessa, Sonia Sotomayor, di origine portoricana, sottolineando di aver goduto lei stessa delle preferenze razziali per poter perseguire i suoi studi presso la Princeton University. «Questo caso non riguarda il dibattito su come le preferenze razziali dovrebbero essere risolte. Riguarda chi dovrebbe risolverle», ha scritto il giudice Anthony Kennedy nelle motivazioni, aggiungendo che «non c'è autorità nella Costituzione degli Stati Uniti o nei precedenti di questa Corte per cui i giudici possano scavalcare le leggi del Michigan impegnate da questa determinazione politica degli elettori».



Molte delle più prestigiose università degli Stati Uniti applicano il cosiddetto Affirmative Action, ovvero le quote riservate a studenti delle minoranze. Tuttavia, la decisione della Corte, notano gli osservatori, galvanizzerà ora gli oppositori delle preferenze razziali anche in altri stati Usa, tra cui l'Ohio, il Missouri e l'Utah, che hanno già stabilito dei programmi di emendamenti costituzionali per via elettorale, sull'esempio del Michigan, che nel suo ricorso ha avuto il sostegno di altri stati tra cui Alabama, Georgia e Oklahoma. «La nostra Costituzione prevede trattamento uguale per tutti per le ammissioni al college, perché è fondamentalmente sbagliato trattare la gente in modo diverso in base al colore della pelle», ha affermato il ministro della giustizia del Michigan, Bill Schuette. «Si tratta di una decisione terribile», ha commentato dal canto suo George Washington, un avvocato del guppo per i diritti civili By Any Means Necessary, citato dal Wall Street Journal, perché «consente agli elettori di ogni stato di stabilire chi deve essere ammesso nelle università più selettive».
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