Park si è detta pronta a lasciare di fronte a un piano di «cessione del potere in modo stabile per minimizzare la confusione negli affari si Stato». Finita sotto pressione anche del suo partito Saenuri, ha ufficialmente menzionato l'ipotesi di dimissioni oggi per la prima volta da quando il caso Choi è emerso, anche se i passaggi per l'effettiva uscita della prima donna eletta Capo dello Stato sono incerti e tutti da definire.
Park, 64 anni, s'è scusata per la terza volta a «causa dei timori seri collegati alla sua scarsa attenzione. Guardando alla gente addolorata per le vicende, credo che per me sia più che naturale scusarmi 100 volte», ha aggiunto, auspicando in ritorno quanto prima della situazione precedente lo scandalo Choi che coinvolge pure due ex collaboratori presidenziali. «Rimetterò la questione del mio destino, inclusa la chiusura anticipata del mio mandato, nelle decisioni dell'Assemblea nazionale», ha detto Park. «Se partito di governo e opposizioni discutono e mettono a punto un piano per ridurre la confusione negli affari di Stato e assicurano un sicuro trasferimento del potere, mi dimetterò sotto quello schema e i procedimenti stabiliti dalla legge».
Secondo l'ultimo sondaggio di Gallup Korea, il suo gradimento è crollato al 4%, ai minimi mai toccati per la presidenza della Corea del Sud, mentre le proteste hanno mobilitato ben 2 milioni in tutto il Paese durante l'ultimo weekend.
Nell'Assemblea nazionale va avanti l'opzione impeachment che potrebbe essere messa ai voti tra il 2 e il 9 dicembre: ai 172 voti dell'opposizioni dovrebbero aggiungersi, secondo i media di Seul, circa 40 deputati dissidenti del Saenuri, necessari per superare la soglia a quota 200 per la maggioranza richiesta sui 300 componenti del parlamento.
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