Conte, asse con Trump. Ma l'agenda Usa pesa

Conte, asse con Trump. Ma l'agenda Usa pesa
di Marco Conti
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Martedì 31 Luglio 2018, 09:18
Le affinità ideologiche tra Donald Trump e Giuseppe Conte erano note già prima dell'incontro, ma ieri alla Casa Bianca il presidente americano ha fatto di tutto per sottolinearle. D'altra parte il numero uno degli Stati Uniti d'America non ha tempo per distinguere Conte da Salvini e Di Maio. Quindi «bene Conte che difende i confini» e «bene Conte che ha vinto le elezioni» e «bene che l'Italia abbia una forte leadership».

LA GUIDA
Un Trump molto generoso nelle parole e negli apprezzamenti, ma molto ostico nell' one to one. Un dato che lo stesso presidente del Consiglio sottolinea nella conferenza stampa conclusiva: «Da avvocato, posso dire che Trump è un ottimo negoziatore, un grandissimo difensore degli interessi americani». Il peso dell' agenda Trump si è fatto sentire nell'incontro di ieri tra il premier italiano e il tycoon americano. Altri ne hanno sperimentato la forza e a volte l'arroganza. Leader europei o asiatici, alla guida di Paesi anche più forti del nostro, hanno provato che spesso le manifestazioni di simpatia sono inversamente proporzionali alle richieste. Essere tutti e due «outsider», «alla guida di governi del cambiamento», avere simpatia per i muri e per Putin non è detto che basti. Soprattutto perché rivendicare di essere sovranisti con il presidente Usa rischia di accentuare le differenze tra Stati Uniti e Italia che geografia e numeri confermano.

Conte nelle due ore di colloquio fa quel che può e si fa latore di alcune idee che nella maggioranza circolano da tempo e sono inserite nel programma di governo seppur con ampie sfumature. Trump concede molto sulla Libia confermando all'Italia quel ruolo di guida per la stabilizzazione del Paese che anche le precedenti amministrazioni avevano auspicato. Bene, quindi, la conferenza internazionale a Roma per l'autunno anche perché si contrappone - speriamo con maggiore costrutto - a quella organizzata dal presidente francese Macron ad aprile che di fatto tagliò fuori l'Italia alle prese con la difficile trattativa per comporre il governo. Difficile quindi, che in Libia si tengano elezioni a dicembre come pensava il presidente francese. Qualcosa Conte porta a casa sui dazi. Argomento già trattato con successo dal presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker, ma che Conte evita anche per alcuni settore dell'agroalimentare.

Anche Tap, Nato e Russia rientrano in quella che Conte definisce «totale sintonia». Argomenti che i due ieri hanno affrontato a Capitol Hill e la cui sintesi Conte dovrà fare con parti della sua maggioranza. Il tanto contestato gasdotto che approda in Puglia «va fatto». Trump lo ripete al termine della conferenza stampa poco dopo l'annuncio del premier di un suo viaggio in Salento, a Melendugno, per incontrare sindaco e popolazione. Così come «restano» le sanzioni alla Russia. Un concetto che Trump ripete due volte e che non sembra concedere spazi a possibili articolazioni o alle simpatie che Conte, e lo stesso Trump, hanno per Vladimir Putin. Anche sulla Nato la richiesta è quasi perentoria. Trump, e non è il primo presidente americano a chiederlo, vuole che i partner dell'alleanza atlantica tirino fuori più soldi e che arrivino a destinare alla difesa comune molto più di quello che hanno dato sinora.

I TEMI
I due leader dei «governi del cambiamento», i due presidenti prestati alla politica, si ritrovano nel linguaggio, ma Trump presenta anche a Conte il peso degli interessi americani che a volte coincidono con quelli italiani, come sulla Libia e il Mediterraneo, ma a volte restano distanti. «Ci sono molte aree di accordo fra questi due grandi alleati, compresa la sicurezza delle frontiere e il fatto che nessuno di loro ha prima d'ora ricoperto alcun incarico politico - spiegava ieri sera all'Ansa Kellyanne Conway, la consigliere del presidente Trump - Gli elettori dei loro rispettivi paesi hanno voluto il cambiamento, non sono parte del sistema convenzionale».
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