Non accenna quindi ad allentarsi la tensione a Hebron, dove sono 850 i coloni israeliani che vivono in enclavi strettamente sorvegliate e circondate da decine di migliaia di palestinesi: quasi ogni giorno, negli ultimi cinque mesi, si sono registrati attacchi da parte dei palestinesi, e in gran parte si è trattato di accoltellamenti.
Nella stessa giornata, nei pressi di Gerusalemme, tre palestinesi a bordo di un veicolo si sono scagliati contro un gruppo di agenti ferendone lievemente tre, secondo quanto ha riferito il portavoce della polizia, Luba Samri. I poliziotti hanno aperto il fuoco ferendo i tre aggressori. Da metà settembre - tra accoltellamenti, sparatorie e assalti a bordo di automezzi - sono stati 27 gli israeliani rimasti uccisi, mentre i palestinesi morti sono almeno 157, la maggioranza dei quali, secondo Israele, erano aggressori.
Tel Aviv sostiene che l'ondata di violenze è alimentata dalla campagna condotta dai leader politici e religiosi palestinesi anche tramite i social media che glorificano attacchi contro Israele. I palestinesi, dal canto loro, attribuiscono la cause delle aggressioni alla frustrazione per i quasi 50 anni di governo israeliano e al fatto che giorno dopo giorno si riduce sempre più al lumicino la speranza di ottenere l'indipendenza.
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